I fratelli Cristian e Davide Falovo, di 31 e 34 anni, ed Ennio Scarselletti di 54 anni, tutti di Terracina, sono finiti in carcere con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti, del tipo eroina, e di lesioni personali conseguenti ad altro delitto. I tre sono stati arrestati ieri dagli agenti della Squadra Anticrimine del Commissariato di Polizia di Terracina, diretto dal vice questore aggiunto Bernardino Ponzo, in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Laura Matilde Campoli su richiesta del Pm Daria Monsurrò.
Le indagini a loro carico sono iniziate a marzo scorso… a seguito di un referto medico attestante l’overdose di un giovane che si era sentito male, perdendo conoscenza all’interno della sua abitazione. I famigliari avevano chiamato il medico il quale, riconoscendo i sintomi, aveva provveduto a somministrare farmaci che gli avevano salvato la vita. Il ragazzo poi era stato ricoverato al Fiorini in prognosi riservata. Al termine della terapia, ripresosi, aveva iniziato a collaborare con la Polizia, nel frattempo attivatasi per indentificare e assicurare alla giustizia i responsabili di quella dose che lo aveva quasi ucciso.
L’operazione che ha portato in carcere i tre presunti responsabili è stata denominata “Buco Nero”, perché ha consentito di fare luce sul fenomeno dello spaccio attorno al Sert di Terracina dove si recano quotidianamente persone che dalla droga vogliono uscire e che invece nei pressi della struttura Asl trovano i venditori di morte. Le indagini della Polizia hanno accertato che uno dei tre arrestati era solito celarsi negli ambulatori, destinati alla diagnosi, cura e riabilitazione degli stati di abuso e dipendenza dalle sostanze stupefacenti, all’assistenza psicologica, medica e alla somministrazione di metadone, con il compito di veicolare eventuali richieste di droga ai suoi due complici.
Gli accertamenti svolti dalla Squadra Anticrimine sul caso di overdose e la convergenza dei dati acquisiti dai servizi di Polizia giudiziaria hanno fatto sì che l’indagine si concentrasse nella zona del quartiere Le Capanne. E una volta rimessasi completamente in salute, la vittima di overdose è stata interrogata dagli agenti sull’accaduto e messa al corrente delle prime risultanze investigative. A questo punto il giovane si è consapevolizzato del fatto che un suo contributo alla ricostruzione dei fatti avrebbe potuto scongiurare la morte di soggetti tossicodipendenti che come lui si riforniscono dagli stessi spacciatori.
Il fondato sospetto che le dosi in circolazione fossero tagliate male era infatti più che concreto. Così la vittima ha deciso di collaborare senza tuttavia fornire indicazioni sulle generalità degli spacciatori ai quali si era rivolta. Ciononostante la descrizione del modus operandi degli stessi e le modalità con le quali il giovane ne era entrato in contatto ha fornito agli investigatori gli elementi dai quali poter iniziare un’attività d’indagine con metodi tradizionali. Appostamenti, controlli e pedinamenti operati dagli agenti in borghese hanno portato all’individuazione di tre soggetti, fortemente somiglianti alla descrizione fornita dalla vittima alla Polizia scientifica, che in modo coordinato intercettavano e rifornivano di droga i tossicodipendenti diretti al Sert, ai quali venivano proposte anche micro-dosi da 20-30 euro di eroina. A riprova che i soggetti intercettati potessero essere anche i responsabili dell’overdose sarebbe stato il successivo riconoscimento da parte della vittima.
A conclusione dell’attività investigativa tutti gli elementi acquisiti sono stati ritenuti dagli inquirenti del tutto convergenti a carico dei tre arrestati, già noti alle forze dell’ordine, nei confronti dei quali, stante la manifesta pericolosità sociale evidenziata sia per i precedenti penali che per la gravità dei fatti, è stata accolta la richiesta di restrizione in carcere su applicazione di misura di custodia cautelare. I tre si trovano ora nella casa circondariale di Latina.
LE FOTO DEGLI ARRESTATI