Cinquecento euro per avere la documentazione utile per ottenere il permesso di soggiorno, o per il ricongiungimento dei loro familiari all’estero. Questo il prezzo richiesto dal gruppo arrestato questa mattina dalla Digos di Latina, 3 cittadini indiani e un italiano, che ha lavorato per un lungo periodo alla prefettura di Latina, Danilo Nigro.
Gli altri arrestati sono Munish Kumar, Muhammad Afzal e Devender Singh Nanda (finito ai domiciliari). Una quinta persona, con una posizione meno rilevante, ha ottenuto gli obblighi di pg.
Le indagini sono partite alla fine del 2018, grazie ad una intuizione della Polizia locale. Gli agenti avevano notato tutta una serie di locazioni fittizie riconducibili allo stesso soggetto. Inoltre, come ha spiegato oggi in conferenza stampa il comandante della Digos, Walter Dian, molto spesso dati catastali degli immobili risultavano inesistenti.
E’ a questo punto che si inseriscono gli accertamenti della Digos, con numerosi servizi di pedinamento ed osservazione, che consentivano di svelare l’esistenza di un collaudato sistema delinquenziale, dedito a predisporre tutta una serie di documenti falsi (dichiarazioni di cessioni fabbricati, contratti abitativi, Cud), con cui far ottenere il permesso o rinnovo di soggiorno a stranieri presenti sul territorio, nonché ricongiungimenti familiari.
Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e dal sostituto procuratore Daria Monsurrò e hanno avuto il fondamentale apporto di un testimone che ha raccontato come, nel momento in cui ha chiesto come riuscire ad ottenere i documenti per lui, sia stato avvicinato da qualcuno che gli avrebbe consigliato di rivolgersi proprio a Kumar. Grazie alla sua deposizione gli investigatori hanno avuto un quadro della situazione e poi hanno trovato diversi riscontri e accertato almeno 70 casi di reperimento di documenti falsi.
“Proprio Kumar – ha detto il questore di Latina, Michele Spina – ha millantato durante una conversazione intercettata di aveva anche il contatto di una persona che lavorerebbe presso l’ufficio immigrazione della questura di Roma. Di questo però non è stato trovato nessun riscontro”. Il questore ha spiegato anche il nome dato all’operazione: “Ascaris”. Si tratta di un parassita che si annida in alcuni mammiferi: “I componenti del gruppo si nutrivano dall’interno dei corpi sociali in cui erano inseriti”. Uno di loro era anche stato sindacalista per i suoi connazionali.
Altre 18 persone sono state indagate e gli accertamenti andranno avanti nei prossimi giorni.