Gloria Pompili è stata massacrata di botte non da un estraneo ma da chi, almeno per i legami di parentela, avrebbe dovuto aiutarla. Sono finiti in carcere con l’accusa di omicidio derivato da maltrattamenti familiari e sfruttamento della prostituzione la 39enne Loide Del Prete, di Frosinone, e l’egiziano, Saad Moahamed Mohamed, 23 anni, rispettivamente zia di secondo grado (cugina della madre) e cognato (fratello del marito) della vittima che è anche il compagno della donna arrestata. Indagato il marito egiziano di Gloria, uccisa sotto gli occhi dei suoi due figli di 3 e 5 anni avuti con un romeno finito in carcere per droga.
La 23enne Gloria Pompili, lo ricordiamo, era deceduta il 23 agosto scorso, lungo la Monti Lepini all’altezza di Prossedi, mentre tornava a casa al termine dei una giornata di prostituzione consumata alla periferia di Nettuno. Stava viaggiando in auto con quelli che – diranno le investigazioni – erano i suoi aguzzini. Gloria non voleva prostituirsi e loro la picchiavano, tutti i giorni, e la privavano dei soldi che la poveretta riceveva in cambio di sesso. Il suo esile corpo non ha resistito all’ultimo pestaggio subito: in quella auto viaggiavano anche i suoi bambini.
Gli arresti di oggi, eseguiti dai carabinieri in forza di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Pierpaolo Bortone, su richiesta del sostituto procuratore Luigia Spinelli, sono il risultato di investigazioni tradizionali e tecniche convergenti svolte dai militari del Nucleo investigativo del comando provinciale di Latina e della compagnia di Terracina, supportate dai colleghi dei reparti scientifici di Roma.
Oggi in Procura si è tenuta una conferenza stampa sull’operazione degli arresti, alla quale hanno preso parte il procuratore aggiunto di Latina, Carlo Lasperanza, il sostituto procuratore Luigia Spinelli, titolare dell’inchiesta, il colonnello Gabriele Vitagliano, comandante provinciale dei carabinieri, e il capitano Margherita Anzini, comandante della Compagnia dei carabinieri di Terracina.
In particolare gli investigatori hanno voluto sottolineare la vita dura che la povera donna uccisa ha avuto sin dalla nascita: abbandonata dai genitori, cresciuta in casa famiglia, diventata madre troppo in fretta da un compagno finito in carcere. Dunque sola e con due figli piccoli da sfamare. Poi il matrimonio con l’egiziano che probabilmente aveva altri interessi. Eccola la disperazione di Gloria, tutta racchiusa in un corpo minuto. Era seguita dai servizi sociali, ma i segni evidenti delle sue piaghe profonde sono rimasti soffocati dalla paura, dal terrore delle ritorsioni.
Il procuratore aggiunto Lasperanza ha messo in evidenza la straordinaria collaborazione da parte dei cittadini, gente comune, le cui testimonianze nel loro complesso hanno fornito agli investigatori un “album fotografico” della vita di Gloria Pompili: “scatti” che la immortalavano sempre mentre subiva violenze da parte di chi avrebbe dovuto aiutarla, proteggerla.
Il colonnello Vitagliano prima e il capitano Anzini poi hanno spiegato la complessità delle indagini tecniche per via del contesto familiare in cui si sono svolti gli accertamenti tecnici in cui non è facile trovare elementi che possano assumere il carattere di indizio. Indagini comunque svolte con grande trasporto da parte dell’Arma per via dell’efferatezza e crudeltà di questo delitto. Un elemento particolarmente utile agli investigatori – in prima linea i capitani Michele Meola, comandante del Nucleo investigativo del comando provinciale, e Felice Egidio, comandante del Norm della Compagnia di Terracina – è emerso dalla perizia del medico legale che ha effettuato l’autopsia sul corpo della 23enne in base alla quale il colpo letale sull’esile corpo sarebbe stato inferto non più tardi di un’ora dal decesso. Un dettaglio importantissimo nella ricostruzione dei fatti che ha portato ai due arresti di oggi. Nel corso degli accertamenti, inoltre, è stato rinvenuto e posto sotto sequestro un bastone, presumibilmente utilizzato nell’ultimo pestaggio subito da Gloria, in un campo adiacente alla piazzola di sosta dove si era fermata l’auto con a bordo la giovane donna ormai agonizzante, spirata pochi minuti dopo. Sul bastone sono state repertate tracce biologiche della vittima e degli aggressori.
“Spero che questa triste vicenda sia da monito per tutte le donne che sono vittime di violenza, e soprattutto di questo tipo di violenza che si consuma tra le pareti domestiche, affinché denuncino i maltrattamenti subiti perché non si verifichino tragici epiloghi come quello di Gloria, madre di due bambini”.