“Al Parco nazionale dei Circeo non è prevista e mai sarà prevista una ‘mattanza’ di daini e nessun cacciatore o sele-controllore sparerà mai dentro l’area protetta”.
L’Ente Parco del Circeo difende il piano daini perché come già avvenuto in altri contesti del nostro Paese e dimostrato sulla base di un modello specifico, “la popolazione di daino attualmente presente è destinata ad un aumento numerico e ad un’espansione dell’areale, con conseguenze distruttive ed irreparabili sia sulla biocenosi vegetale (complesso di popolazioni vegetali che vivono e interagiscono fra loro in uno stesso ambiente), su parte di quella animale, sia sugli aspetti di carattere socio-economico e sulla sicurezza”.
La precisazione arriva a seguito delle polemiche sollevate dall’ex sindaco di Ponza Piero Vigorelli, oggi riprese dal partito “Rivoluzione Animalista”.
“Per questi motivi, anche da noi – afferma la governance del Parco – , si è reso necessario programmare azioni di contenimento della popolazione intervenendo attraverso un prelievo pari ad almeno il 30% della sua consistenza, considerata la capacità di crescita della stessa”.
“La situazione creatasi nel tempo nella foresta del Circeo (Riserva della Biosfera tutelata dall’Unesco) con il sovrannumero di daini e i dannosi effetti collaterali su flora, fauna, sicurezza e altro, ha imposto – si legge in una nota stampa dell’Ente Parco – una definitiva e chiara assunzione di responsabilità dell’Ente Parco per affrontare la problematica dell’espansione della popolazione di daini all’interno della Foresta Demaniale. Il Parco quindi – seguendo le indicazioni di un autorevole istituto scientifico come l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) riportate nelle “Linee guida della gestione degli Ungulati – Cervidi e Bovidi” – ha fatto redigere un apposito Piano di gestione di controllo come previsto dalla normativa vigente, approvato con delibera del Consiglio direttivo n.2 del 23/01/2017. Il Piano ha acquisito il parere positivo del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) che per altro ha invitato l’Ente Parco “…a voler operare il previsto controllo del daino con la massima efficacia”. Sempre come previsto dalla normativa in relazione alla Rete Natura 2000, l’Ente Parco ha trasmesso il Piano alla Regione Lazio, con collegato Studio di valutazione di incidenza, ottenendo un parere favorevole”.
Il parco evidenzia che le finalità del piano di gestione prevedono anche interventi di miglioramento dell’ambiente dove vivono piante e animali, evitando quegli squilibri che decimano le specie a discapito del complesso ecosistema del bosco”. “Nessuna quindi strage di daini o inutile spesa, ma l’adozione di criteri scientifici e gestionali, coerenti con le finalità dei Parchi, già sperimentati in altre aree a livello internazionale e applicati per salvaguardare e migliorare un bene comune”, spiegano dall’ente di via Carlo Alberto.
Con la determina numero 226 del 30 dicembre 2019, “l’Ente Parco ha dato quindi il via alla fase attuativa del piano gestionale, impegnando la somma totale di 195mila euro (170mila sul capitolo “interventi di miglioramento, tutela, recupero e bonifica ambientale + 25mila sul capitolo “realizzazioni aree faunistiche per contenimento daino e cinghiale”), bilancio approvato dal Ministero dell’Ambiente: un costo elevato ma, in linea con la complessità degli interventi previsti e necessario per sanare le conseguenze di passati e scorretti interventi di gestione da parte dell’uomo”.
Anche sul tema dei mufloni a Zannone, l’Ente Parco si era fatto carico di affrontare le problematiche legate alla sua presenza sull’isola, richiedendo e ottenendo un parere tecnico-scientifico. “Lì la specie – dicono dal parco – è stata introdotta in tempi recenti, con finalità venatorie. Sulla stessa Isola insiste poi Il progetto life PonDerat, coordinato dalla Regione Lazio in partnership con Ispra, Università degli Studi “La Sapienza”, Nemo Srl e Area Marina Protetta Riserva Naturale Statale Isole di Ventotene e Santo Stefano, che ha proprio la finalità di migliorare lo stato di conservazione di specie e habitat delle Isole Ponziane. Per Zannone, in particolare, prevede la realizzazione di un recinto di esclusione in una piccola porzione di lecceta al fine di impedire (e avere un’area di confronto a riguardo) l’accesso dei mufloni e quindi limitare gli impatti creati dal pascolamento alla foresta di leccio, una delle più importanti ed estese tra quelle rimaste sulle isole italiane. Nessun confinamento degli animali in recinto dunque, ma, piuttosto, un intervento di conservazione attiva della lecceta”.