Economia & imprese
Rubrica settimanale
A cura di Ivan Simeone
i.simeone@virgilio.it
Non sono certamente delle più consolanti le statistiche e le proiezioni elaborate dal Centro Studi della CGIA di Mestre, l’importante Organizzazione datoriale delle imprese artigiane, che da anni si è conquistata un importante spazio di analisi delle dinamiche socio-economiche e produttive del Paese.
Con due recenti elaborazioni, la CGIA ha lanciato un grave “grido di allarme” che deve essere recepito anche dalle nostre Istituzioni locali e dalla classe politica del nostro territorio provinciale.
Dai dati elaborati emerge una diminuzione della popolazione in età da lavoro (dai 15 ai 54 anni) di 3 mila unità nel 2034, pari a -8,1%, diminuzione causata da diversi fattori tra cui l’alto numero di “baby boomer” –persone nate tra gli anni 50 e inizi degli anni 60- che andranno in pensione ed un continuo invecchiamento della popolazione.
Le statistiche individuano solamente la provincia di Prato in controtendenza, con un aumento significativo del +0,75%, pari a + 1269 unità.
Questo dato controtendenza, della provincia di Prato, è determinato principalmente dall’alta presenza di popolazione straniera che incide positivamente sulla natalità. Le famiglie straniere hanno una maggiore natalità al contrario di quelle italiane. Un problema da moltissimo tempo evidenziato e discusso ma, nei fatti, letteralmente ignorato.
Sempre secondo le proiezioni della CGIA di Mestre, nel Lazio tra il 2024 e il 2034, si avrà un dato negativo pari a -247.748 unità di popolazione in età lavorativa, pari ad un -6.75%.
Nella nostra provincia di Latina si passerà da una popolazione in età lavorativa di 365.955 unità del 2024 alle 344.022 del 1 gennaio 2034 con una percentuale di -5,99%.
Il dato nazionale complessivo vede una popolazione “lavorativa” di 37.462.949 del 2024 ad una di 34.444.706 del 2034 con oltre 3 milioni di potenziali lavoratori i meno.
Sono freddi numeri, dati e proiezioni ma bisogna imparare a prevenire. Politica e mondo economico devono fare i propri ragionamenti, coinvolgendo anche le realtà politiche, economiche e istituzionali locali.
Questo scenario fa presagire alcuni forti contraccolpi i quali non sono solamente un rallentamento del PIL ma, contestualmente, una maggiore difficoltà da parte delle piccole imprese, le molte realtà commerciali ed artigianali a trovare collaboratori specializzati e personale dipendente.
Aumenterà la spesa sociale per un aumento della popolazione di quella che ormai chiamiamo la “quarta età” e a pagarne di più saranno le piccole imprese che vedranno aggiungersi l’emergenza “natalità lavorativa” a quella della trasformazione digitale e transizione energetica e green.
Tutta una mutazione, un cambiamento che bisogna governare per non rimanerne schiacciati.
A questo fenomeno bisogna aggiungere l’emergenza legata alla “dispersione scolastica” ed alla “fuga dei cervelli” dal nostro Paese.
Secondo le analisi della CGIA nel 2022 hanno abbandonato la scuola prematuramente 465 mila giovani, pari all’ 11,5% della popolazione tra i 18 e 24 anni. Sempre nel 2022 i “cervelli in fuga” sono stati ben 55.500 tra i 18 e 39 anni. Dati che devono farci riflettere per poi “agire”.
In Italia abbiamo meno laureati e diplomati nelle materie scientifiche, rispetto agli altri Paesi europei ed una “povertà educativa” che si accompagna ad una “povertà economica”.
Gli abbandoni scolastici, in molti casi, è dovuta da problemi di carattere economico e sociale. Nel Lazio nel 2022 hanno abbandonato gli studi ben 28 mila giovani. Ecco l’importanza di una rinnovata politica di sostegno del circuito delle scuole professionali e del “saper fare”, che potrebbero essere un valido baluardo alla dispersione scolastica.
Questi i numeri. Ora spetta alla politica dare risposte.
Certamente, senza fare ragionamenti pindarici, si potrebbe cominciare ad aprire un dibattito propositivo a livello provinciale. Una “Cabina di Regia” –già da tempo auspicata- sullo sviluppo e le prospettive economiche del territorio non sarebbe male. La Regione ha avviato un percorso con il tavolo regionale della Commissione Attività Produttive ma necessitano risposte concrete che –bisogna dirlo- stanno cominciando a pervenire dalla Regione Lazio.
Il percorso non è né semplice né breve ma l’importante è avviare la macchina del cambiamento.