Col raggiungimento dell’accordo nel centrodestra per primarie e programma, il quadro politico del capoluogo pontino finisce paradossalmente per essere ancora meno chiaro di prima. La difficile conferenza stampa dell’altra sera all’Hotel Europa (leggi), aiuta a fare un po’ di chiarezza, d’accordo, ad orientarsi un tantino meglio nella galassia melmosa di piccole e grandi costellazioni che vanno costituendosi di ora in ora. Contribuisce forse anche a capire appena un poco meglio chi sta con chi e chi sta contro, epperò non sgombra in alcun modo il campo dai dubbi che persistono sui due, massimo tre blocchi che si sono delineati al momento e che, c’è da scommettere, si giocheranno la partita delle comunali fino alla fine.
Basta prenderli singolarmente, questi tre blocchi, per rendersi conto in effetti che anche col centrodestra formalmente unito la partita delle amministrative resta apertissima. E questo perché nessuno dei giocatori in campo ha dalla sua tutti gli elementi che servono a porre una seria ipoteca sul Comune. Al contrario, si manifesta ad ogni occasione per quello che veramente è: marginale, diviso e irrilevante.
A cominciare proprio dal centrodestra. Come potrebbero non esserlo del resto loro dopo tutto quello che gli è successo. Guardandoli viene da chiedersi infatti che genere di garanzie politiche ed elettorali siano ancora in grado di generare, indeboliti come singoli e come collettivo come non sono mai stati. E c’è inoltre da domandarsi se il collante che li ha rimessi ancora una volta attorno allo stesso tavolo sia stavolta davvero solido come dicono o abbia piuttosto la consistenza della solita bava di ragno che da Zaccheo in poi li federa in tempi di urne per poi cedere al primo dissidio interno. Senza contare l’ondata di rinvii a giudizio che nel segreto delle urne avrà le sue ripercussioni, che Vincenzo Bianchi oramai rappresenta se stesso, che FdI manda avanti l’unico ancora mediamente presentabile che risponde al nome di Nicola Calandrini, e che Forza Italia paga il peso della doppia sfiducia consecutiva e di qualche, ingiustificabile, personalismo interno. Ah, non bastasse c’è poi questo problema della scissione di Tiero da Ncd, faccenda per la quale toccherà primo o poi impugnare il microscopio elettronico, tanto eravamo portati a credere avessero da tempo raggiunto l’unità minima inscindibile.
Direte: quale migliore occasione, allora, per il piddì? Macché. Il fatto è che da quest’altra parte i democratici hanno chiuso soltanto l’altro ieri la partita per l’accordo per la segreteria comunale. Dissipando tempo (troppo) ed energie per una soluzione che, in chiave tranquillità (vale a dire in termini di fedeltà elettorale dell’ala moscardelliana alla candidatura a sindaco di Enrico Forte) vale come calare l’asso di picche ad una mano di briscola. Tradotto: niente. Anzi, visto che parliamo di numeri: 0.
Beh, però ci sono i grillini, starete pensando? Ecco, anche lì abbiamo qualche guaio da segnalarvi. Potevano giocarsi una bella partita stavolta i pentastellati di Latina, siamo d’accordo: equidistanti da tutto e da tutti, rigorosamente “contro il sistema”, purissimi e durissimi fino al midollo e forti di un sostegno che gli deriva dalla scia nazionale. Eppure alla fine anche i nostri avranno i loro conticini da regolare. E questo perché le primarie che hanno coronato Bassoli candidato sindaco a Cinque Stelle pare abbiano finito per lasciare qualche strascico che promette di avere ripercussioni sul già non invidiabile pacchetto elettorale del M5S nel capoluogo. Alle scorse amministrative, in piena esplosione del fenomeno M5S, Vacciano veleggiava intorno all’1%, per dire.
Per dovere di cronaca, dovremmo infine darvi conto delle scommesse civiche più interessanti, come senz’altro promette di essere quella di Latina Bene Comune che candida Damiano Coletta, o di qualche altro tipo di scommessa non esattamente civica (vedi alla voce Gianni Chiarato), così come di tutti gli altri piccoli o grandi esperimenti che, c’è da giurarci, salteranno fuori da qui alle prossime settimane, ma abbiamo l’impressione che rischieremmo di ragionare su percentuali trascurabili, con rispetto parlando. Non in termini assoluti, certo, ma senza dubbio ai fini di una vittoria diretta al primo turno.