“Maciste. Da Cisterna a Stalingrado”. Il libro di Salvatore D’Incertopadre, edito dalla Atlantide di Dario Petti, sarà presentato sabato 27 aprile alle 17 presso la sala conferenze del Museo della Città e del Territorio di Cori. All’incontro, moderato dalla giornalista Elena Ganelli, prenderanno parte il professor Rino Caputo, già preside della Facoltà di Lettere dell’Università di Tor Vergata, Pietro Vitelli storico del territorio, ex sindaco di Cori, e l’editore Dario Petti. Alcuni brani del libro saranno letti da Francesca Corbi.
Il libro è liberamente ispirato a una storia vera ma i personaggi sono frutto della fantasia dell’autore, che questa volta si allontana dai temi autobiografici che hanno caratterizzato le sue precedenti opere, quali “il sindacalista”, “Due padri, due figli. Una famiglia tra Napoli e Latina”, “Via delle Zite 18. Non sono diventato uno scugnizzo”, tra il 2015 e il 2017. D’Incertopadre, napoletano di origine, ex segretario provinciale della Cgil di Latina, narratore di importanti vicende di storia sindacale e dello spirito partenopeo trapiantato in terra pontina, stavolta si misura con un romanzo storico “puro” dove non c’è sovrapposizione con la vita personale dello scrittore. Protagonista è il giovane Maciste che percorre gli anni del ventennio fascista, ne assimila la retorica e fa sue le ambizioni del regime, tra le certezze del padre e lo scetticismo della madre. Durante la sua adolescenza, vissuta a Cisterna di Littoria, partecipa come muratore alla costruzione di alcuni edifici di Littoria e poi di Aprilia. Vede così nel fascismo la grandezza dell’Italia e del Duce, capace di grandi opere come la bonifica e la costruzione di nuove città che tanto lavoro e benessere portarono nell’Agro Pontino, da sempre soggetto all’impaludamento e alla malaria. Le leggi razziali segnano l’inizio dei dubbi del giovane Maciste. Poi la guerra, i primi amici morti sul fronte francese, il fango della Grecia, il gelo della Russia. E ancora le battaglie di Monte Lungo e Montecassino, con il bombardamento della secolare Abbazia, il fronte di Nettuno, la sua Cisterna di Littoria distrutta e la sua famiglia sconvolta. Tutto contribuirà a cancellare dalla sua mente ciò che per lui aveva significato il fascismo e il Duce. Ma poi, nonostante i morti e le macerie della guerra, comprende che in un’Italia libera e democratica si poteva ricominciare tutto dal principio.