Sono tante e diverse le reazioni che stanno avendo in questi giorni gli abitanti di Monte San Biagio. Dopo le parole del sindaco Federico Carnevale, e dopo la manifestazione di domenica 29 gennaio, a proposito dell’innalzamento di un muretto sulla piazzetta del Castello voluta da un privato per salvaguardare la propria privacy, è nata sui social una vera e propria diatriba tra chi si oppone alla costruzione e chi invece trova esagerata la polemica e sostiene l’amministrazione comunale. Tra i tanti commenti che si sono susseguiti su Facebook sono volate offese, parole pesanti e un assessore ha parlato addirittura di “una campagna denigratoria e di intimidazione degna di un paese mafioso”. Ma vediamo nello specifico cos’è realmente successo.
Il progetto iniziale prevedeva la costruzione di una ringhiera necessaria a proteggere la nuova abitazione di un privato, non residente in Paese, da atti vandalici. Il punto è passato in consiglio comunale con due assessori che hanno deciso di astenersi, tra cui la delegata ai lavori pubblici, e successivamente la Sovraintendenza ha deciso che al posto della ringhiera sarebbe stato innalzato il muro preesistente.
A lavori ultimati alcuni cittadini hanno deciso di organizzare una manifestazione pacifica rispondendo alle parole del sindaco che ha affermato ai microfoni di Canale7 che il muretto è legittimo, non impedisce di vedere il panorama, così come invece denunciano i manifestanti, e che è stato voluto anche per salvaguardare la cittadinanza in quanto l’altezza originaria avrebbe potuto causare un’ipotetica tragedia. Durante la protesta mai è stato in alcun modo minacciato il privato, personaggio di spicco nel panorama politico nazionale, e neanche sono stati rivolti insulti all’amministrazione. C’erano uomini, donne e bambini, di ogni età che hanno urlato l’amore per il proprio Paese, certo, non erano mille persone, ma c’erano. Lo stesso assessore che ha parlato di “paese mafioso” ha anche aggiunto nei vari commenti: “penso che 50 persone non rappresentino i cittadini di Monte San Biagio”. Un’affermazione non del tutto vera, primo perché non erano solo cinquanta, e poi perché, anche lo fossero state, sono pur sempre persone che hanno manifestato un parere contrario e che in quanto tale andrebbero ascoltate, altrimenti rischia di passare il concetto che sia solo una questione di numeri. Non è la matematica che interessa ai monticellani, ma i pensieri e le opinioni.
Dall’altro lato ci sono cittadini annoiati dalla protesta che chiedono meno chiacchiere e più azioni concrete da parte dei manifestanti, oppure il loro silenzio. Difficile sapere come agire in questi casi, difficile capire come far valere le proprie opinioni quando ci si trova davanti un “muro”, ma sopratutto quando ci si scontra con l’ironia di chi dovrebbe invece amministrare un paese ascoltando la pluralità delle idee.
L’Articolo 19 della nostra Costituzione recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, ed è questo ciò che sta accadendo a Monte San Biagio, e quando si manifesta lo si fa per entrare in comunicazione con una parte opposta che si spera possa cogliere il pensiero contrario e instaurare un dialogo. Da spettatori esterni si ha la sensazione che i manifestanti stiano combattendo contro mulini a vento poiché chi è dall’altro lato, il sindaco, ha ribadito più volte che sono solo “Punti di vista” e ha poi continuato: “A qualcuno può anche non piacere (il muro n.d.r.), rispetto il giudizio ma non vado oltre. Ho chiarito tutto nell’intervista concessa a canale 7 e ci risentiremo quando tutta la piazzetta verrà completata nei suoi lavori. Le vostre discussioni, per me sterili polemiche, fatele nei post sulle vostre pagine, sulla mia non autorizzo a scriverle”. Un messaggio chiaro ed esplicito.
Ci si lamenta che l’Italia sia un Paese di apatici e di inetti che si lasciano trasportare senza reagire, ma poi quando qualcuno si oppone altri provano fastidio e tendono a giudicare chiedendo ai contestatori di fare altro.
“Noi abbiamo il dovere di tutelare chi investe i propri denari sul territorio”, sentenzia ancora l’assessore, ma l’amministrazione non ha prima di tutto il dovere di ascoltare chi li vota ponendo nelle loro mani il proprio futuro? Se bastano i soldi per comprare un Paese allora, cari monticellani, preparatevi a veder venduto l’intero territorio a ricchi privati che stanchi della vita di città costruiscono nella pace di un paesino di seimila anime la loro residenza privata per le vacanze.