Ieri è stata approvata la legge sulla lotta al caporalato, una legge che introduce la sanzionabilità del datore di lavoro oltre che del caporale e che prevede l’arresto obbligatorio in flagranza di reato, il rafforzamento dell’istituto della confisca, l’estensione alle vittime del caporalato delle provvidenze del Fondo anti-tratta e il potenziamento della rete del lavoro agricolo di qualità: soddisfatta la Cgil e la Flai che ricordano le numerose battaglie portate avanti anche in provincia di Latina, come lo sciopero indetto ad aprile 2016 al quale aderirono due mila lavoratori, appartenenti prevalentemente alla comunità indiana dell’Agro Pontino.
“Da anni denunciamo che nelle nostre campagne ci sono centinaia, migliaia di lavoratrici e lavoratori – afferma il segretario Flai Cgil di Latina e Frosinone, Stefano Morea -, persone sottoposte a soprusi e al ricatto di caporali senza scrupoli. Conosciamo le meccaniche e le connivenze ed è proprio da questa nostra conoscenza, dal lavoro quotidiano fatto accanto ai lavoratori che siamo arrivati a costruire un percorso importante. Superando timori, pronti a rivendicare i propri diritti, i lavoratori hanno riempito lo scorso aprile Piazza della Libertà in una manifestazione pacifica e colorata che è stata certamente un altro tassello per ottenere la svolta decisiva che ha portato alla legge”.
La legge contro il caporalato per il segretario Morea “è una buona legge, una legge con la L maiuscola, con la quale si vuole tutelare un’agricoltura e un lavoro di qualità”. “Inoltre – prosegue Morea – l’aspetto più inquietante, quello legato all’assenza di chiarezza e puntualità legislativa, è stato finalmente superato. Certamente c’è ancora tanto lavoro da fare ma questa è la direzione giusta, quella per cui da anni lavoriamo a fianco dei lavoratori e del loro diritto a lavorare nella legalità. Auspichiamo ora che ognuno faccia la propria parte, che ognuno sia richiamato alle proprie responsabilità affinché, accanto alle pene severe, vi siano anche rigorosi controlli. Perché è solo in questo modo che si arriverà all’emersione di quel sommerso di illegalità che, peraltro, crea solo danni e concorrenza sleale alle imprese regolari. Imprese che esistono nel nostro territorio e che hanno già intrapreso un percorso di trasparenza e legalità. Tutto ciò non può solo che fare del bene al nostro territorio, guardando ad un futuro migliore per l’ambiente e ad un’economia più “sana”, per tutti noi, lavoratori e imprese, cittadini comuni”.