L’economia sta subendo e subirà nel prossimo periodo un durissimo colpo assestato da un virus fino a poco tempo fa sconosciuto: il nuovo Coronavirus in arrivo dalla Cina. Il nuovo decreto emesso dal governo per frenare i contagi è ancora più restrittivo e anche la provincia di Latina rischia di subire una retrocessione con conseguenze gravissime. A partire dalla ricaduta occupazionale.
Le analisi fornite dalle varie associazioni di categoria non sono ottimistiche.
“Nell’area pontina stanno soffrendo tutte le attività – ha detto Antonello Testa, direttore provinciale di Cna Latina – ma alcuni settori in maniera particolare. In primis il trasporto turistico in cui tutte le aziende sono messe male, in quanto hanno pullman completamente fermi e dipendenti bloccati”.
Problemi anche per l’agroalimentare, che copre un’importante fetta dell’economia locale, e il trasporto merci.
“In questo periodo – ha continuato Testa – l’agroalimentare sta soffrendo soprattutto nel settore dolciario visto che si va verso Pasqua. Anche il trasporto merci è in affanno, lavora solo chi serve la grande distribuzione. E poi ci aspettiamo ricadute nel settore alberghiero. Stiamo monitorando il settore balneare, qualche avvisaglia c’è già, anche se ne sapremo di più quando arriverà il momento delle vacanze. Come Cna ci stiamo muovendo per chiedere al governo la cassa integrazione in deroga anche per aree che non sono state dichiarate zona rossa. E stiamo chiedendo liquidità, perché è quella che verrà meno, con la sospensione dei pagamenti alla pubblica amministrazione e dei mutui anche in tutto il territorio nazionale”.
L’esplosione dei contagi ha influito notevolmente anche sui consumi alimentari, come ha detto Marco Marrone, direttore provinciale di Coldiretti Latina.
“I minori consumi si sono manifestati immediatamente su quello che riguarda la vendita dei beni primari. La gente consuma di meno, compra di meno e frequenta meno agriturismi e ristoranti. Le aziende pontine stanno subendo pesantemente la situazione, non solo per il calo dei consumi ma anche per la logistica. I trasporti si stanno fermando soprattutto nel settore dell’ortofrutta”.
Il timore, dietro l’angolo, è che tutto si trasformi in una catastrofica perdita di posti di lavoro.
“Spero di no – ha commentato Marrone – ma probabilmente sarà così perché se non si vende non si raccoglie e se non si raccoglie non si semina. Però dobbiamo dire che nessuno vuole fermarsi, questo emerge dagli incontri che abbiamo avuto con le aziende pontine. Nessuno sta pensando di lasciare a casa i lavoratori e i cicli produttivi si stanno mantenendo in piedi. Intanto stiamo sensibilizzando sul comprare e mangiare italiano perché, abbiamo fatto anche questo ragionamento, se si fermano i trasporti nazionali e internazionali è l’occasione per far crescere il chilometro zero”.
Giovanni Acampora, presidente di Confcommercio Lazio Sud, fa il punto rilevando che “turismo, trasporti e somministrazioni hanno ricevuto il contraccolpo più forte di questa emergenza. Solo a Roma – aggiunge – ci sono il 95% delle cancellazioni alberghiere, ma il trend sarà questo anche in provincia di Latina e nelle altre province laziali. Le agenzie di viaggio hanno disdetto completamente i pacchetti turistici e nella nostra regione si prevede una contrazione occupazionale di 50mila addetti”.
Circa il settore balneare, Acampora prevede che la provincia di Latina “risentirà di questa crisi, anche se non se ne ha ancora contezza perché si spera che con le misure messe in campo, con il caldo e l’estate si torni alla normalità. Altri campi colpiti sono la congressistica, le gite di istruzione, il turismo e i trasporti perché la gente non si muove e ci sono limitazioni sui viaggi”.
“Insieme alle altre organizzazioni, che stanno dando un grande esempio di maturità e coesione, al governo abbiamo chiesto una serie di misure di sostegno, alla Regione Lazio abbiamo chiesto che le agevolazioni per le zone rosse vengano estese a tutto il territorio nazionale, ma è importante anche il livello comunale attraverso quella che è l’imposizione fiscale locale. Gaeta si è già mossa, lo farà anche Formia e sicuramente altri comuni. L’intervento dei sindaci è determinante anche nelle piccole cose che possono, in qualche modo, dare speranza all’economia. Perché altrimenti le aziende chiudono”.