La piazza era piena di gente ieri sera. Piena di persone che si riconoscono in alcuni valori che reputano ancora fondamentali: l’uguaglianza, la solidarietà, il lavoro. Non chiedevano voti, non chiedevano potere. Chiedevano di essere ascoltati.
Hanno risposto a chi da giorni continua a dire che non hanno proposte: “Non spetta a noi elaborarle”.
“Noi siamo qui per ribadire alcuni concetti”. Concetti che sono sanciti dalla Costituzione e che troppo spesso vengono dimenticati se non calpestati. A dire che non tutti gli italiani sono d’accordo con alcuni metodi e alcune idee. E hanno lanciato la sfida, alla sinistra? Probabile. “Speriamo che qualcuno ci ascolti” hanno detto.
La manifestazione è iniziata con la dedica a Roberto Fiorentini scomparso 2 giorni fa. Anna Claudia Petrillo ha voluto ricordarlo: “Sarebbe orgoglioso di questa piazza”.
“Sono molto emozionata non mi aspettavo tutta questa gente. Anche a Latina esistono persone che resistono all’odio alla violenza. Siamo la miglior risposta al populismo e ai sovranisti.
Non permetteremo nessun passo indietro suo diritti acquisiti.
Siamo stanchi della retorica che ci dipinge come giovani manovrati: noi siamo teste pensanti, persone in grado di smontare la retorica dell’odio, in grado di portare in piazza tutte queste persone. In un mondo che ci ha abituato ai social che portano isolamento e individualismo, noi rispondiamo con i volti, torniamo nelle piazze, nelle comunità.
A chi ci dice che non basta portare persone nelle piazze perché dobbiamo riempire le teste diciamo che non ci sono teste da riempire, ma persone da coinvolgere”.
In un passaggio Petrillo ha citato un’indagine per la quale il 49 per cento degli italiani vuole un uomo forte al potere e il 69 per cento di questi sono operai: “Abbiamo sbagliato qualcosa”. A chi si rivolgeva è facile intuirlo, a quei partiti che hanno fatto della lotta per i lavoratori il loro obiettivo. Lavoratori che però si sentono troppo spesso dimenticati.
“Latina – ha continuato emozionata – è stata una scommessa: è una piazza difficile lo sappiamo bene. Ma non abbiamo nulla da perdere e abbiamo potuto osare”.
Il resto è stato una festa di persone, di tutte le età, colori, cartelloni ironici e mai volgari. “Bella ciao” è stata cantata 5 volte. È stato intonato però anche l’inno d’Italia e non è mancato il tormentone di “Io sono Giorgia” che ormai davvero tutti conoscono e che protesta in modo originale contro un certo tipo di pensiero. Il saluto finale un arrivederci.