Era il 30 novembre scorso quando, da pochi giorni scarcerato dopo i clamorosi arresti di Olimpia, si dichiarò completamente estraneo anche ai fatti contestati dalla Procura sul fronte della cosiddetta variante Malvaso. Oggi a distanza di oltre sette mesi il Pm Gregorio Capasso ha chiesto la sua condanna a un anno e due mesi di reclusione per il nuovo Piano particolareggiato edilizio di Borgo Piave, ingresso nord della città di Latina, viziato secondo l’accusa da falso e abuso d’ufficio, e per la conseguente colata di cemento ritenuta frutto di violazione delle norme edilizie.
L’ex consigliere comunale Vincenzo Malvaso, all’epoca in quota a Forza Italia, si trova alle battute finali del processo con rito abbreviato a suo carico per lo strumento urbanistico, ribattezzato con il suo nome, che gli avrebbe consentito la realizzazione illegittima di un maxi complesso edilizio in luogo di un intervento di cubatura notevolmente inferiore. La storia è nota a Latina, come è noto il macigno dello scandalo che si è abbattuto sulle giunte di Giovanni Di Giorgi, sull’ex primo cittadino, sui tecnici del Comune. Oggi l’udienza davanti al Gup Pierpaolo Bortone e le richieste per Malvaso e l’ex assessore all’urbanistica Giuseppe Di Rubbo, anche lui all’epoca dei fatti esponente di Forza Italia. Per Di Rubbo il pm ha chiesto dieci mesi e venti giorni di reclusione. Al Gup è stata chiesta anche la demolizione dell’edificio, ritenuto fuori legge sia a seguito degli accertamenti del Nucleo investigativo della forestale sia dalle risultanze di una consulenza tecnica. La sentenza per Malvaso e Di Rubbo, assistiti dagli avvocati Renato Archidiacono, Giuseppe Poscia e Alessandro Paletta è attesa per il 17 luglio. Per questa stessa data è attesa la decisione del Gup sul rinvio a giudizio o meno degli altri imputati tra cui l’ex dirigente comunale dell’urbanistica Ventura Monti.