Si è spenta a Latina la maestra di danza Raffaella Di Vincenzo. Si è spenta in un momento in cui è negato a chi resta anche stringersi per l’ultimo saluto. I suoi alunni l’hanno ricordata con una lunga lettera in cui spiegano bene come sia stata per loro “maestra di vita”.
Anche una sua allieva ormai adulta ha avuto un pensiero per lei, il pensiero che può essere di tutti i bambini e i ragazzi che in qualche modo l’hanno conosciuta e amata.
“Avevo 5 anni – ha spiegato commossa – quando ho iniziato a studiare danza. Per i successivi 15 quella scuola è diventata casa e mi ha formata non solo come danzatrice, ma come persona.
Vorrei esprimere gratitudine per la mia carissima maestra Raffaella Di Vincenzo per avermi insegnato che la disciplina è importante ma allo stesso modo lo è anche lasciarsi andare al divertimento, a quella leggerezza intelligente che fa brillare la propria anima. Mi ha insegnato ad utilizzare l’eleganza del movimento e della parola per esprimermi, perché dove non arriva l’uno può arrivare l’altra e viceversa. Ho imparato che non è necessario essere prime ballerine ma che in ognuno di noi è riposto un talento unico ed è compito personale quello di riconoscerlo e realizzarlo.
Raffaella è stata una donna forte, coraggiosa. Di un’acuta intelligenza e straordinaria creatività. Il suo spirito vivace, allegro, brillante. La sua anima profondamente delicata. Ha sempre amato la vita, affrontando tutto con fiducia. Lascia dentro me, sua allieva, un esempio di eterna bellezza”.
“Ho conosciuto Raffaella – ha scritto invece Fabio D’Achille, presidente della commissione Cultura, scuola e sport – in un’occasione speciale, dieci anni fa, in una performance toccante di danza classica de ‘Il lago dei cigni’. Le sue giovanissime allieve dovevano esibirsi all’interno della pinacoteca comunale di Latina; avevamo organizzato una stagione di danza insieme ad una rassegna d’arte contemporanea e proprio in occasione della personale di Giuliana Bocconcello l’ho vista organizzare quel balletto all’interno di uno spazio espositivo. Sembrava complesso: non c’era un palcoscenico, ma lei ha risolto splendidamente il dilemma facendo insinuare le ballerine tra gli spettatori della mostra lasciando tutti a bocca aperta. Non aveva battuto ciglio all’ipotesi di dover ballare un “classico” in una sala affollata di persone intente a vedere una mostra di quadri e sculture in ceramica: per lei ogni ostacolo era sempre uno stimolo a trovare soluzioni creative; aveva a cuore sempre soluzioni che puntavano a risolvere problemi collettivi, mai individuali. Si occupava di tutti creativamente e umanamente. Lascia un vuoto enorme d’esperienza e caparbietà che nel mondo artistico è tutto. Le mie condoglianze al suo onnipresente Massimo e a tutti i suoi cari”.