Luciano Boschin, nipote di don Cesare, il parroco di Borgo Montello assassinato il 30 marzo 1995, ha rotto il silenzio incaricando l’avvocato Stefano Maccioni e la criminologa Imma Giuliani per fare luce sul delitto rimasto impunito. “Studieremo il caso con lo scopo di evidenziare elementi utili per un’ istanza di riapertura delle indagini presso la Procura di Latina”, ha commentato la criminologa in un articolo pubblicato su QI. Lorenzo Zanon, sindaco di Trebaseleghe (Padova), paese natio di don Cesare, ha espresso il suo sostegno al pool appena costituitosi.
Il Quotidiano Italiano ha pubblicato un’intervista a Claudio Gatto, amico e collaboratore del parroco ucciso e oggi attivista dell’associazione Libera, che non ha mai creduto all’ipotesi della rapina finita male come sostenuto all’epoca dagli inquirenti. Per Gatto e per molti altri abitanti del Borgo alle porte del capoluogo pontino il sacerdote, a capo della battaglia dei residenti contro la discarica di Borgo Montello, aveva ricevuto negli ultimi anni minacce pesanti. Don Cesare era solito raccogliere le confidenze dei suoi parrocchiani, di quelli che riferirono di fusti interrati, e dei genitori insospettivi dalle tasche piene di soldi dei loro figli quando tornavano a casa dopo misteriosi viaggi con i tir.
Il parroco fu trovato privo di vita nel suo letto, con mani legate, pestato a sangue e un nastro adesivo stretto al collo. L’autopsia stabilì che la causa del decesso fosse riconducibile al soffocamento provocato dalla dentiera ingoiata. Un delitto feroce che non ebbe mai giustizia.