Le elezioni primarie nel centrodestra. Lo scontro (eterno) nel centrosinistra. Questi i temi che animano il dibattito politico nelle due fazioni in vista delle prossime elezioni comunali del capoluogo. Questi i temi intorno al quale ruota, oltre ad alcuni punti relativi i programmi, anche la campagna elettorale praticamente iniziata per i gruppi civici, a partire da Latina Bene Comune (che nasce dall’esperienza dell’associazione Rinascita Civile) che, come noto, è in campo con Damiano Coletta. Tutto mentre il Movimento 5 Stelle è alle prese con la candidatura (non ancora “certificata” dai vertici nazionali) di Bernardo Bassoli.
Il centrodestra
Dal fronte di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Nuovo Centrodestra (sempre che Tiero non molli Alfano per un percorso “civico”) si discute appunto delle elezioni primarie. Si parla del mese di marzo e qualche delegazione dei partiti sta cercando di scrivere le regole. Primo obiettivo, soprattutto dei forzisti, è costringere i tre leader Calvi (indicato ufficialmente dagli azzurri dopo un vertice e alcune settimane di fermento causa malumori di Giuseppe Di Rubbo, altro aspirante candidato), Calandrini e Tiero, a scendere tutti in campo in prima persona. Spaventa, almeno gli azzurri, un possibile accordo sottobanco tra Calandrini e Tiero per favorire uno dei due e tentare la scalata interna alla coalizione a scapito, appunto, di Forza Italia e del segretario Alessandro Calvi, ovviamente favorito nella consultazione. Tutto mentre a Roma, il leader nazionale di Forza Italia Silvio Berlusconi, avrebbe convocato Fazzone per un incontro e portato l’argomento amministrative su un tavolo nazionale che, in ogni caso, punta a riunire il centrodestra contando anche i leghisti di Salvini.
Il centrosinistra
Se ne vedono delle belle. Enrico Forte dopo avere vinto le elezioni primarie ha puntato al golpe interno con l’obiettivo di dare il colpo di grazia alla corrente di Claudio Moscardelli. Le dimissioni di Quattrola dalla guida della segreteria comunale hanno fatto il resto e dato la sponda ai fortiani per insistere su una richiesta di rimpasto e la convocazione di un’assemblea durante la quale nominare un proprio riferimento (si parla di Andrea Giansanti). Moscardelli ha puntato i piedi chiedendo, al contrario, un direttorio mentre Forte insiste per giocarsi il tutto per tutto. Il punto è proprio questo: cosa si stanno giocando. Che sia la segreteria comunale o un modo per dare una prova di forza probabilmente, dopo le primarie e in vista di una campagna elettorale comunque importante e che vede il centrodestra in difficoltà e i grillini già pronti con il loro candidato, forse il Pd avrebbe potuto evitare di “avvitarsi” nuovamente su se stesso per discutere di potere interno e pensare a costruire un progetto politico in grado di vincere le elezioni nel capoluogo. E quindi pensare “all’esterno” anziché alle beghe interne. Il candidato c’è e, come al solito, ci sono pure le fazioni. Se poi a questo si somma la corsa delle civiche riconducibili comunque all’area di centrosinistra, come appunto Latina Bene Comune, il gioco (o il guaio, eventualmente) è fatto.
Il resto
Mentre si discute di elezioni non si possono dimenticare i due argomenti cruciali che ruotano intorno ai programmi e, ovviamente, intorno agli accordi che verranno stretti all’interno delle coalizioni. Quegli accordi che, in sostanza, non saranno messi sulla carta ma che dovranno essere elemento essenziale per la vita della prossima amministrazione comunale. Acqua e rifiuti. La partita di Latina Ambiente (Forza Italia vuole rimetterla in discussione, i fratellini no, Tiero si è messo sul margine del fiume) e quella di Acqualatina che è tutt’altro che chiusa e che potrebbe essere riaperta anche in un futuro prossimo. Bisogna infatti contare che su questi argomenti grande voce in capitolo continua ad averla il Comune di Latina: per i rifiuti perché alla fine dei conti la società è di sua proprietà, e sull’acqua perché detiene un pacchetto di maggioranza relativa in grado di rimettere in discussione giochi ed equilibri interni ed esterni alla società. Zaccheo, qualche anno fa, fece una battaglia non indifferente su Acqualatina che si concluse con un accordo in extremis che, qualche anno più tardi, non lo salvò dalla sfiducia. Per le stesse ragioni, probabilmente, è caduto Di Giorgi e per le stesse ragioni, da qualche parte in Procura (dice qualche bene informato) stanno scartabellando tra questa vicenda per vedere se, alla fine dei conti, è tutto in regola è se la caduta di tante amministrazioni comunali nel giro di poche settimane e in coincidenza con la nomina del Cda della partecipata più grande della provincia è solo un caso o, al contrario, un fatto politico. O forse il frutto di una precisa strategia.