Futuro incerto per l’utilizzo di 30 impianti sportivi di proprietà del Comune di Latina da parte delle società o associazioni che attualmente ne risultano affidatarie. Per anni hanno beneficiato delle strutture comunali che sono soggette a tariffazione, in base ad apposito regolamento approvato a giugno 2010, senza che da parte dell’ente vi fosse mai stata esplicita richiesta del dovuto. Un andazzo noto alla politica del capoluogo pontino, confluito nella maxi inchiesta Olimpia con i casi eclatanti dello stadio Francioni e delle piscine comunali.
Ora con una sfilza di missive inviate dal servizio Patrimonio del Comune di Latina si invitano affidatari e gestori di campi di calcio, baseball e rugby, palestre di boxe, tiro con l’arco, scherma e atletica leggera a mettere mano al portafoglio e regolarizzare, entro dieci giorni, la propria posizione corrispondendo il canone per l’anno 2016 e documentando i versamenti eseguiti per gli anni precedenti e le migliorie eventualmente apportate presso la struttura utilizzata per le attività sportive. Le somme richieste sono tutt’altro che trascurabili: in base al tariffario il canone annuo va da un minimo di 4mila euro fino ad arrivare ad un massimo di 15mila euro, stadio e palazzetto esclusi. Tra le società in mora non mancano quelle che fino al 2014 hanno ottenuto anche dei contributi comunali mentre la mannaia colpisce indistintamente tutti, anche chi organizza il calcetto per i bambini e chi ha effettivamente svolto lavori per rendere accessibile i campi o gli spogliatoi, tesserando gratuitamente anche i minori con disabilità. Ma tant’è. I canoni previsti vanno pagati.
Alcune delle lettere inviate dal Comune sono già arrivate ai destinatari che, pur comprendendo la ragione dell’iniziativa in corso in virtù del regolamento del 2010, contestano all’ente di averne preso visione – neanche tanto agevolmente, visto che non risulta tra i regolamenti pubblicati nel sito istituzionale dell’ente – a seguito dell’avviso pubblico del luglio scorso per il rinnovo delle assegnazioni. E alcuni degli interessati già preannunciano di adire le vie legali poiché negli atti sottoscritti di affidamento delle relative strutture non risulta specificato alcun canone da versare.
Lo sfogo del presidente del baseball
“La richiesta di pagamento del canone 2016 per l’uso degli impianti sportivi ci trova fortemente contrari – dichiara Mauro Bruno, presidente del baseball – nella circostanza che nell’autorizzazione temporanea rilasciata ad aprile 2015 non era stata fatta alcuna menzione circa l’onerosità della stessa. Anzi, il Comune di Latina ha affidato a noi una struttura occupata da indigenti negli spazi annessi al campo e fortemente degradata dal precedente gestore. Solo il nostro impegno e le nostre risorse hanno permesso di liberarla e di intervenire con una manutenzione straordinaria. Il Comune all’atto della concessione ci aveva imposto il subentro delle utenze di fornitura (nell’immediatezza assolte sia acqua e che luce) e ci aveva autorizzato fino alla fine della stagione sportiva 2015. A dicembre del 2015 fu presentata all’Ente comunale una relazione finale con richiesta di proroga. Quella lettera è rimasta senza risposta alcuna. Oggi a distanza di un anno ci chiedono il pagamento del canone anno 2016 e le ricevute degli anni precedenti. C’è da sorridere se si pensa che dal 2010 nessuno ha chiesto al precedente gestore i canoni e soprattutto ha attribuito e corrisposto fino al 2014 un contributo per la gestione dell’impianto sportivo sempre al precedente gestore. Sta per finire lo sport in città”.