di Ivan Simeone
Direttore CLAAI Assimprese Lazio Sud
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Gli ultimi dati statistici parlano chiaro: il 2023 potrebbe essere un anno difficile, se non si pongono subito rimedi concreti.
L’ ufficio studi della CGIA di Mestre e l’ISTAT hanno fotografato la situazione occupazionale e, accendendo i riflettori sulle nostre province di Latina e Frosinone, i dati non sono certo entusiasmanti.
Secondo le attuali proiezioni, a livello nazionale, nel 2023 si rischiano di avere 2.118.000 “senza lavoro” ed il tasso di disoccupazione salirà al 8,4%.
Ovviamente non siamo ai livelli neri del 2014 quando avevamo una disoccupazione al 12,8% ma comunque è un dato negativo rispetto al 2022 che ha registrato un 8,2%. Certamente sono punti in percentuale che possono sembrare dati “accademici”, ma dietro ad una fredda percentuale statistica vi sono uomini e donne che rischiano il proprio lavoro e il mantenimento delle proprie famiglie.
La situazione delle nostre province non positiva.
Solo Latina, sempre secondo i dati CGIA pubblicati lo scorso 3 dicembre, vedono un posizionamento al quarto posto rispetto alla criticità occupazionale di previsione con un aumento di disoccupati del 12,5% rispetto al 2022, pari a 28.460 unità stimate. La stessa Regione Lazio ha un dato preoccupante pari ad un aumento di disoccupazione stimata ad un 6,2% pari a 216.538 unità.
Il Lazio è maglia nera al secondo posto dopo la Regione Sicilia. La provincia di Latina è al quarto posto seguita dalla provincia di Frosinone.
Sempre secondo le ultime analisi, la crisi è vissuta maggiormente nell’ambito delle imprese della filiera automobilistica, della metalmeccanica come in quella legata all’edilizia, penalizzata quest’ultima dalle continue incertezze e difficoltà legate alle agevolazioni relative al superbonus. Certamente la difficoltà economica delle famiglie si va a ripercuotere indirettamente anche sulle attività commerciali e su tutto il mondo dei lavoratori indipendenti, le partite IVA e il mondo delle professioni.
Dinanzi a questa fotografia non certo esaltante, cosa si sta facendo?
Come si affronta questa emergenza economica e sociale che si sta affacciando con sempre maggior vigore anche se in maniera silenziosa e strisciante?
Come CLAAI Assimprese, come mondo delle piccole imprese ed attività produttive, auspichiamo che le Istituzioni locali, le Amministrazioni provinciale e gli Enti locali della nostra provincia, pongano in essere una azione politica di sostegno alle piccole attività produttive. Non si possono solamente attendere le decisioni del Governo centrale ma avviare una nuova politica di sviluppo del territorio. Le nostre attività necessitano di concretezza, a tutti i livelli. Bisogna avere la forza di “prevenire” le criticità e non solamente cercare di affrontare le emergenze quando si palesano apertamente.
La situazione di crisi la vediamo anche “fisicamente”.
Quante sono le vie delle nostre Città con attività commerciali semivuote? Quante le vie con negozi chiusi? Quanti gli imprenditori in difficoltà?
Quante famiglie vivono in casa il dramma della disoccupazione?
Per avere la “certificazione” dello stato di criticità che si sta vivendo, basta farsi dare dalla Caritas Diocesana, i dati dell’aumento di richieste di aiuto per i pacchi vitto ed i pagamenti delle utenze da parte di famiglie in stato di disagio. Una situazione di crisi lenta e “dignitosa” che, giorno dopo giorno, si insinua nel nostro tessuto sociale cui bisogna far fronte con interventi reali.
Ma chi concretamente si rimbocca poi le maniche per affrontare queste situazioni?
La “politica”, fatta oggi di nomi e cognomi, avrà la forza di dare risposte concrete?
Il vero rischio è l’indifferenza e la mancanza di solidarietà che non può più essere uno slogan o titolo da convegno, ma deve essere prassi. Spesso le belle parole si susseguono, si inseguono, ma poi la realtà è ben altra.