L’attività di pesca ha una finalità sociale e pertanto assolve all’uso pubblico del demanio marittimo. Lo afferma con forza l’assessore alle attività produttive del Comune di Latina, Felice Costanti, a proposito del caso del porto canale di Rio Martino oggetto, il 20 luglio scorso, di due provvedimenti: un decreto di sequestro del Gip Pierpaolo Bortone, su richiesta del sostituto procuratore Gregorio Capasso, eseguito dagli agenti del Nipaf, per occupazione abusiva del demanio marittimo e un’ordinanza di sgombero a firma di Giovanni Della Penna, dirigente del Servizio politiche di gestione, assetto del territorio, patrimonio e demanio del Comune di Latina, finalizzata a liberare il corso d’acqua per consentire l’avvio dei lavori di riqualificazione pena la revoca dei finanziamenti concessi dal Mibact. In entrambi i casi veniva contestata l’assenza attuale del titolo concessorio. Dunque, banchina sequestrata e imbarcazioni da portare via. Se per la Procura, o meglio in base al decreto del Gip, l’ordine era di sgomberare dal corso d’acqua sia le imbarcazioni da diporto che quelle da pesca professionale, lo sgombero ordinato dal Comune appariva rivolto esclusivamente alle da diporto.
Oggi il Comune fa sapere che il tratto di banchina Mussolini soggetto a lavori di manutenzione è stato sgomberato e la ditta aggiudicataria dei lavori per la messa in sicurezza del Porto canale di Rio Martino potrà finalmente avviare gli interventi di riqualificazione previsti. “Accertate le necessarie condizioni di sicurezza ed incolumità pubblica, l’Amministrazione si adopererà affinché almeno le imbarcazioni adibite ad attività di pesca possano stazionare nello specchio acqueo interessato”, aggiunge l’assessore Costanti che afferma anche che alcune imbarcazioni adibite all’attività di pesca professionale e altre per attività da diporto risultano attualmente ormeggiate nella zona.
“Le tipologie dello specchio acqueo indicate – precisa Costanti – si differenziano per modalità e contenuti. Difatti, mentre l’attività da diporto rientra nella definizione di ‘turistico-ricreativo’, per la quale è necessario il rilascio di apposita concessione demaniale marittima ai fini del corretto esercizio dell’attività, per quanto attiene l’attività di pesca professionale l’uso dello specchio acqueo, sussistendo le necessarie condizioni di sicurezza della navigazione, è libero”. Il ragionamento di Costanti si fonda sull’articolo 822 del Codice civile che precisa che “i porti appartengono allo Stato e fanno parte del demanio pubblico; sono pertanto beni pubblici, destinati a soddisfare interessi della collettività, poiché presentano una vocazione naturale all’uso generale e diretto da parte della stessa”.
“In particolare – continua l’assessore – per quanto di specifico interesse l’attività di pesca, proprio per le finalità ‘sociali’ sottese alla stessa, che la qualificano come modalità di godimento tradizionale e che la differenziano da altre tipologie di utilizzazione del demanio marittimo, rientra a pieno titolo nei cosiddetti usi pubblici del mare, consentendo ai pescatori – che dalla loro attività traggono sostentamento e reddito – di godere dell’utilizzo del bene demaniale in maniera immediata, diretta ed incondizionata”. Come a dire, quindi, che i pescatori di Rio Martino non avrebbero bisogno di alcun titolo concessorio e che quindi non potrebbero essere accusati di occupazione di demanio marittimo?
“L’amministrazione comunale – recita una nota stampa dell’ente di piazza del Popolo – si preoccuperà inoltre di mettere in atto al più presto le necessarie attività per consentire la tutela e la convivenza con gli operatori turistici, ricreativi e da diporto, in un ambito di dovuta pubblicità e trasparenza degli atti. Infine, per consentire una corretta e razionale fruizione del mare di Rio Martino, dopo avere provveduto a pubblicare (su Gazzetta Italiana ed Europea e Albo Pretorio) l’istanza per la ristrutturazione e il risanamento conservativo dell’ex ristorante denominato ‘Pesce D’oro’, lo stesso verrà assegnato in concessione ventennale per lo svolgimento dell’attività di bar e ristorante”.