Venerdì 23 marzo, alle 17.30, il museo civico Cambellotti ospiterà la presentazione dell’antologia di Franco Fortini “I poeti del Novecento”, uscita nel 1977 e riproposta da Donzelli in una nuova edizione lo scorso anno, in occasione del centenario della nascita del poeta e critico letterario, personalità tra le più influenti del secondo dopoguerra italiano.
L’Assessorato alla Cultura ha inteso rendere omaggio alla figura di un grande intellettuale e ad un’opera che può essere considerata un classico della letteratura italiana. Ad illustrare il volume sarà il curatore della riedizione Donatello Santarone, professore presso l’Università degli studi Roma Tre. Con lui dialogherà il professor Rino Caputo, dell’Università di Tor Vergata.
«Franco Fortini – osserva il professor Caputo – da cultore e studioso della poesia, ha provato a raggruppare, nella seconda metà degli anni Settanta del vecchio secolo, 40 autori che costituiscono un catalogo esauriente, quasi mai escludente ed esclusivo, pur con qualche sorprendente giudizio particolare (si veda l’ancipite valutazione di Montale): in definitiva, un’esplicita sequenza di poeti del (primo) Novecento. Il volume odierno, riedito con cura impeccabile e con inquadramento organico da Donatello Santarone, si avvale di un’introduzione di Pier Vincenzo Mengaldo, ovvero del più autorevole interlocutore di ogni studioso della tradizione del Novecento (come s’intitola, appunto, complessivamente, il suo pluriennale lavoro di canonizzazione critica del linguaggio della poesia e dei poeti del Novecento italiano)».
Introdurrà l’incontro la giornalista Licia Pastore, cui seguirà il saluto di benvenuto dell’Assessore alla Cultura Antonella Di Muro.
L’OPERA – “I poeti del Novecento” non è solo un’antologia, ma un originale studio critico che è insieme saggio, commento penetrante, giudizio di valore; un testo che ha contribuito a una nuova lettura della poesia del secolo. I poeti italiani sono presentati al di là dell’appartenenza a gruppi e schieramenti letterari; ne emergono così le peculiarità e i cortocircuiti prodotti dall’incontro con la realtà. La poesia è pensata nella sua singolarità espressiva e, simultaneamente, nel suo essere allegoria delle torsioni della storia e dell’esistenza: l’umanissima nevrosi di Saba, la poesia come salvezza di Montale, la reticenza e la volontà di dialogo di Sereni, la disperata voracità di Pasolini, l’alta eloquenza di Zanzotto. Attraverso una scrittura densa e asciutta, sostenuta da una risoluta finalità didattica, trapela, come scrive Pier Vincenzo Mengaldo nel saggio introduttivo, «una concezione di tipo religioso del poeta come testimone e martire» e della poesia come «opposizione, alternativa e utopia». È possibile, conclude lo stesso Fortini congedando la sua antologia, «che la proposta di esistenza che la poesia lirica del Novecento ha formulata sia oscurata da altre forme letterarie e da altri modi di essere e di voler essere». E tuttavia a quella poesia resta il merito di aver anticipato, interpretato, o addirittura dettato, con una straordinaria forza di disperazione e tensione, «qualcosa di decisivo per il significato di questo presente».