“Nel comune di Latina negli ultimi anni è stata attuata una dissennata speculazione edilizia, attraverso manovre urbanistiche illegittime che hanno consentito cementificazioni abusive su aree centrali della città pontina, su terreni tra l’altro totalmente inedificabili e in alcuni casi sottratti al patrimonio comunale, con artificiosi sistemi burocratici sostenuti da politici, amministratori pubblici e imprenditori anche attraverso la compiacenza di notai”
La lunga e corposa attività d’indagine svolta dai carabinieri, che ha portato all’Operazione Olimpia, argomenta sul fronte urbanistico oltre 200 pagine delle 500 dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip Mara Mattioli per 17 dei principali indagati (a uno, Alfio Gentile non è stata ancora notificata, per due, Silvano Spagnoli e Roberto Pellegrini, è stata annullata, per il deputato Pasquale Maietta è stata sospesa in attesa dell’autorizzazione a procedere).
“In particolare – scrive il giudice – anche in tale settore (l’inchiesta del sostituto procuratore Giuseppe Miliano scoperchia il sistema anche nell’ambito dei lavori pubblici, degli impianti sportivi – da cui il nome Olimpia – e del Latina Calcio, ndr) emerge la posizione di rilievo del dirigente del Comune Ventura Monti, che gode del totale asservimento della dirigente dell’urbanistica Alessandra Pacifico, dell’ingegnere all’urbanistica Luigi Paolelli, della compagna Stefania De Marchi dell’ufficio antiabusivismo, nonché dell’attiva collaborazione dell’architetto Luca Baldini (risultato essere anello di collegamento tra l’imprenditoria locale e i pubblici amministratori, sostituendosi anche ai pubblici funzionari nella redazione di atti amministrativi), nel favorire una dissennata speculazione edilizia a vantaggio di alcuni costruttori (gruppo Roberto Bianconi-Giancarlo Piattella oppure Massimo Riccardo) e di alcuni amministratori pubblici con interessi personali nel settore urbanistico (Michele Nasso, Giuseppe Di Rubbo, e Vincenzo Malvaso) attraverso reiterate e sistematiche procedure amministrative illegittime che hanno consentito una spartizione dei comparti edificatori tra i costruttori ed i politici di riferimento nel cui esclusivo interesse risulta operare il settore urbanistico, in totale spregio dell’interesse primario della tutela dell’ambiente e del territorio. La spartizione del territorio – si legge ancora nell’ordinanza – e la spregiudicata speculazione edilizia viene pianificata già con i lavori della Commissione urbanistica del 5 marzo 2009… cui seguirà con illegittime delibere di giunta comunale (Giovanni Di Giorgi e Giuseppe Di Rubbo proponente e Ventura Monti firmatario di tutti i pareri di regolarità tecnica) l’approvazione dei Ppe di Borgo Piave, Borgo Podgora, R6, R1, R3 e Latina Scalo”.
“Particolarmente allarmanti – scriverà il Gip 178 pagine dopo -, nel contesto complessivo esaminato i rapporti registrati tra Ventura Monti e Luigi Paolelli con il costruttore partenopeo Vincenzo Raffaele Delle Cave (detto don Raffaele), particolarmente attivo nella città di Latina con la società Airone Immobiliare srl, sottoposto ad indagine della Procura di Napoli per associazione a delinquere (annota il giudice: accertamento eseguito presso banca dati forze di polizia)”.
In base alle investigazioni che hanno portato all’assesto dell’ex sindaco Di Giorgi, dell’ex assessore all’urbanistica Di Rubbo, degli architetti Monti e Baldini sarebbe emerso che Delle Cave intenzionato a presentare, tramite Baldini, un permesso a costruire in via Ezio, avesse dovuto soprassedere per effetto delle indagini incorso sul cantiere di Malvaso: Monti in quel momento, essendo “toccato” dall’inchiesta del sostituito Gregorio Capasso sulla Variante di Borgo Piave, aveva le mani legate e non avrebbe potuto aiutare. “Eloquente, in proposito – si legge nell’ordinanza – appare l’intercettazione telefonica tra Baldini e Delle Cave nel corso della quale i due interlocutori esaminano lo scenario urbanistico della città pontina, palesando anche l’utilità di Monti per i loro interessi, concordando sul fatto che ora è meglio aspettare. Delle Cave sollecita Baldini a trovare altri ‘agganci’ e questi lo saluta ossequiandolo: ‘Arrivederci, don Raffaele’”.
“Dall’attività di indagine – scrive il giudice Mattioli – è emerso non solo un rapporto di amicizia consolidato tra Delle Cave e la dirigenza del Comune, rappresentata da Monti e Paolelli, ma la polizia giudiziaria, nel corso di un servizio di osservazione ha anche documentato la consegna altamente sospetta di una busta (di cui non si è potuto appurare il contenuto per non compromettere le indagini) da parte dell’imprenditore Delle Cave a Monti, nel corso di un incontro avvenuto all’interno dell’agenzia immobiliare Airone”. E’ il 30 marzo 2015, il lunedì dopo la Domenica delle Palme: arriva Pasqua. “Significativo è al riguardo – si legge sempre nell’ordinanza che contiene specifiche intercettazioni – è che l’incontro avviene mettendo in atto una serie di precauzioni tanto che Delle Cave, chiaramente per sviare un eventuale impianto intercettivo, non osa interloquire telefonicamente con Monti ma interagisce con Baldini anche tramite il figlio Teodoro (Delle Cave), e per suo tramite, con termini convenzionali, concorda un appuntamento con Monti nella sua agenzia immobiliare Airone di Latina parlando di ‘inaugurazione’… ovvero ‘di auguri da fare a quei tuoi due amici per Pasqua”. L’altro “amico”, secondo gli inquirenti, sarebbe stato Paolelli, invitato da Baldini – subito dopo aver fatto la stessa cosa con Monti – ad andare all’appuntamento con Delle Cave nel pomeriggio dello stesso giorno.