Dopo il tour che le ha viste toccare periferie e borghi della provincia di Latina le sardine di Latina sono tornate. Ribadiscono di essere nate come anticorpi e soprattutto senza valutare la politica con pregiudizio. “Non siamo l’antipolitica” scrivono in una nota e si preparano a fare la differenza nel prossimo appuntamento elettorale.
“E’ arrivato il momento – dicono riferendosi a tutte le sardine che il 7 dicembre hanno riempito piazza del Popolo – di costruire e di accorciare le distanze tra le cittadine e i cittadini e la politica. Chiediamo alle forze progressiste del nostro territorio responsabilità: di mettere da parte le beghe di palazzo e di aprirsi all’ascolto delle sensibilità e delle pluralità che compongono il cosiddetto campo progressista.
Ai numeri, preferiamo le persone: restituite alla politica il suo più nobile significato; Chiediamo confronti aperti e di ricominciare ad avere rispetto dei propri militanti, di ripartire dal basso. Ovvero da tutte quelle persone che sul territorio pagano di più – e sono stanche – delle polverizzazioni e delle micro correnti;
Chiediamo di riscoprire metodi nuovi, di mettere al centro i temi e convergere su un progetto politico comune, passando dalle parole alle azioni concrete.
Il confronto deve aprirsi – hanno continuato – toccherà a voi, da oggi, delineare un percorso nuovo, destinato a portare Latina al 2031. Non è più il tempo delle politiche emergenziali, delle soluzioni semplicistiche, serve un rigore nuovo: pianificare la Latina del futuro”.
“Le sardine – questa è la premessa – esistono per vivere in banco, per questo facciamo appello a tutte coloro e tutti coloro che hanno riempito Piazza del Popolo: uniamoci, pretendiamo rispetto per la delega consegnata a coloro che siedono nei palazzi, partecipiamo attivamente alla vita della nostra città, usciamo dall’isolamento delle piazze virtuali e impegnamoci a riportare le discussioni nei luoghi fisici. Trasformiamo, tutte e tutti insieme, il linguaggio critico in azione critica sul nostro territorio”.