A Latina scoppia la polemica sul Daspo urbano per le persone senza dimora, previsto dal nuovo regolamento di polizia urbana. La misura, che impone l’allontanamento forzato da alcune aree cittadine, è contestata da Latina Bene Comune, che la definisce “il fallimento di ogni politica sociale”. Secondo la segretaria del movimento, Elettra Ortu La Barbera, e i consiglieri Dario Bellini, Damiano Coletta, Floriana Coletta e Loretta Isotton, il Comune contraddice se stesso: “Ha chiesto di aderire alla Federazione italiana degli organismi delle persone senza dimora, ma ora introduce misure opposte, senza coinvolgere il Welfare né il Tavolo della povertà”.
Per il movimento civico, il provvedimento non affronta il problema ma lo sposta: “Non basta nascondere ciò che non si vuole vedere o spostarlo altrove. Comprendiamo le difficoltà dei cittadini, ma la povertà è un’emergenza sociale, non solo di sicurezza. E di certo il Daspo non è la soluzione al bullismo e al disagio giovanile”. Critiche anche alla sindaca Matilde Celentano, delegata nazionale Anci al Welfare: “Come può accettare questa procedura? Dovrebbe promuovere soluzioni come l’housing first, non politiche repressive”.
I consiglieri evidenziano inoltre che le “zone rosse” individuate dal nuovo regolamento coincidono con i luoghi dove i senzatetto ricevono aiuto, come la mensa Caritas e il dormitorio del Colosseo: “Dove andranno ora queste persone?”. Infine, il rischio è di aggravare la situazione carceraria: “Chi viola il Daspo rischia un anno di carcere. Le persone fragili potrebbero sottovalutare il provvedimento e finire arrestate, aumentando il sovraffollamento delle prigioni”.
Il provvedimento resta al centro di un acceso dibattito tra chi lo considera una misura di sicurezza e chi lo vede come un intervento di facciata che non risolve il problema.