Il Tar ha condannato il Comune di Latina a risarcire la società Costruzioni Generali con il pagamento di 1.537.800 euro per i danni subiti dall’impasse del cantiere di via Quarto. Una sentenza choc, che rimette il dito nella piaga dell’urbanistica malata del capoluogo pontino. Come si ricorderà il premesso a costruire la palazzina – datato ottobre 2014 – e il successivo avvio dei lavori furono presi di mira dal comitato spontaneo il Gigante Buono per l’abbattimento degli alberi necessario per l’apertura del cantiere.
Sono mesi turbolenti quelli, le inchieste della Procura della Repubblica scuotono il Comune: la cosiddetta variante Malvaso spazza via l’amministrazione, sotto accusa sei Piani particolareggiati poi annullati negli ultimi mesi del governo del commissario prefettizio Giacomo Barbato. Mentre in via Quarto gli inquirenti scoprono l’arcano della particella 133 che il costruttore, a compensazione della cubatura ottenuta, avrebbe dovuto cedere al Comune ma che in realtà del Comune lo era già, in quanto espropriata dal 1980. Apriti cielo. Restò aperta la sola terra: una grossa buca pronta ad accogliere le fondamenta della nuova costruzione… destinata a rimanere a braccia aperte per il sopraggiungere di una sospensione dei lavori e annullamento del permesso a costruire.
L’inchiesta penale va avanti, ma il costruttore vuole rimediare e presenta un nuovo progetto per la realizzazione di un immobile più piccolo, con decurtazione della volumetria relativa alla particella “inquinata”. Il Comune obietta: stante l’esistenza di due proprietari (il Costruttore e il Comune) occorreva la presentazione di un progetto unitario; il Comune quindi invitava l’istante a presentare osservazioni eventualmente corredate da idonea documentazione entro il termine di 10 giorni scadenti il 29 maggio 2015. Ma intanto a seguito dell’annullamento del primo permesso a costruire, rilasciato al privato su lotto di proprietà del Comune, lo stesso ente il 21 maggio 2015 emette ordinanza di demolizione. Un atto d’ufficio, che invece il costruttore considera ulteriore bastone tra le ruote, proprio nel momento in cui manteneva viva la speranza di realizzare un diverso progetto. E infatti cinque giorni dopo presenta il progetto unitario richiesto dal Comune. Ma questa volta viene respinto per eccesso di cubatura. Passano altri cinque giorni è arriva la terza versione con cubature a ribasso. A luglio 2015 il Comune replica che la presentazione del progetto modificato non poteva valere come osservazioni ai sensi dell’art. 10 bis e neanche come presentazione di una nuova e corretta istanza. La questione finisce sub judice insieme agli effetti della delibera numero 3 del 20 gennaio 2016, a firma del commissario Barbato, con la quale si dichiara che il Comune non ha interesse pubblico a partecipare alla realizzazione della volumetria derivante dalla particella 133.
Ma la “iattura” per il quartiere di via Quarto non finisce qui, perché mentre il Tar lo sblocca, la Polizia Locale lo sequestra perché nel frattempo il Piano particolareggiato è stato annullato. E mentre ancora resta sub judice la questione dei Ppe il Tar, con sentenza depositata oggi, riconosce alla Costruzione Generali il danno nella misura di oltre un milione e mezzo di euro perché “il rifiuto del Comune – si legge in sentenza – di esaminare le modifiche appare privo di alcuna giustificazione e effettivamente si pone in contrasto con la normativa in materia di procedimento e con i generali principi in materia, oltre che con i principi ispiratori della specifica normativa disciplinante il procedimento di rilascio del permesso di costruire che prevedono la collaborazione tra privato e Comune prescrivendo che sia lo stesso Comune a indicare le modifiche occorrenti a rendere assentibile il progetto (purché si tratti di modifiche di ‘modesta entità’”. Per il Tar quindi “il Comune avrebbe potuto (e dovuto) invitare la ricorrente a procedere alla integrazione-regolarizzazione del nuovo progetto in un’ottica di collaborazione”.
Respinti dal Tar il riconoscimento del danno d’immagine e del danno biologico, istanza presentata da Massimo Riccardo, rappresentante legale della società Costruzioni Generali, osserviamo nel dettaglio il computo del danno a cui è stato condannato il Comune di Latina: 916.570,45 euro corrispondenti agli anticipi dei prossimari acquirenti dei singoli appartamenti che Costruzioni Generali da restituire, più 512.739,38 euro spesi per realizzare i lavori prima della loro interruzione, 108.490,27 spesi dopo lo sblocco del Tar e prima del sequestro, per un totale di 1.537.800 euro. Una cifra importante per le casse comunali e soprattutto per Costruzioni Generali che stando ai calcoli del Tar ha speso in via Quarto 621.229,65 per i lavori, piazzando sul mercato appartamenti non ancora realizzati, sconfinanti su particella del Comune, per 916.570,45 euro incassati.
Il Tar ha disposto la trasmissione di copia della sentenza alla Procurale Regionale per il Lazio della Corte dei Conti per le valutazioni di competenza in ordine a eventuali profili di responsabilità amministrativa dei funzionari dell’Amministrazione.