Il consigliere Enrico Forte, questa mattina al question time del Comune di Latina, in occasione della presentazione della sua interrogazione sul caso spinoso dell’ex Seranflex, ha denunciato un tentativo di intimidazione da parte della parte interessata alla vicenda. Si tratta di una nota indirizzata al sindaco, all’assessore all’urbanistica, al dirigente all’urbanistica e a tutti i consiglieri comunali capigruppo e componenti della commissione Urbanistica, contenente delle “controdeduzioni che interferiscono nelle scelte dell’amministrazione”. Per questa ragione ha chiesto al presidente del Consiglio comunale di prendere una posizione su questo fatto “gravissimo, che mina la libertà nell’esercizio delle funzioni politiche e amministrative, senza alcun precedente in seno a questo Comune”. “Non chiedo la mia difesa – ha detto -, mi riservo di agire in altra sede, ma la difesa dell’intero Consiglio comunale. Chiedo al sindaco di fare altrettanto, così come all’assessore alla legalità Paola Briganti”.
Il consigliere, capogruppo del Pd, alla luce di un recente atto del dirigente del servizio Urbanistica del Comune di Latina, l’architetto Paolo Ferraro, che in ottemperanza a una sentenza del Tar, aveva “chiarito” alla società interessata dalla vicenda che l’immobile pur ricadendo in zona rurale rientrava nell’elenco delle strutture commerciali, aveva chiesto lumi all’assessore al ramo Francesco Castaldo attraverso l’interrogazione calendarizzata appunto nel question time odierno.
Ma colpo di scena: è arrivato poche ore prima in Comune il “suggerimento” da parte della stessa società. Una circostanza inaccettabile per il consigliere interrogante che ha richiamato immediatamente il presidente dell’assise civica Massimiliano Colazingari ai suoi doveri istituzionali, stante “l’attentato alla libertà” subito.
L’assessore Castaldo, nella sua risposta, ha tentato di tranquillizzare il consigliere sostenendo di non aver ancora letto la missiva. Ad ogni buon conto l’assessore all’urbanistica ha detto che la risposta alla società da parte del dirigente Ferraro era dovuta vista l’ingiunzione che arrivava dal Tar e che ad ogni buon conto per la soluzione del “rebus” non occorreva alcuna variante per via della legge Bersani relativa alle aree commerciali.
Una interpretazione opinabile per il consigliere Forte che ha replicato sostenendo che, per altro, l’amministrazione comunale avrebbe potuto appellarsi al Consiglio di Stato contro il pronunciamento del Tar stante la delicatezza della vicenda che come è noto ha scoperchiato il vaso di pandora dell’edilizia malata, che ha dato vita ad una serie di attività amministrative (annullamento dei piani) e della magistratura (sequestri).