A Latina c’è un altro intervento edilizio autorizzato dal Suap nel mirino dei carabinieri forestali. Si tratta di quello che prevede la demolizione e ricostruzione del preesistente edificio sito in via Enea, traversa di via Ezio, a due passi dalla sede della Procura della Repubblica, con cambio di destinazione d’uso dell’immobile da artigianale a commerciale: nei giorni scorsi, il Nipaaf ha acquisito presso gli uffici comunali di via Bonn, traversa di via Varsavia, la documentazione relativa al progetto presentato al Comune il 31 gennaio 2017 dalla società San Remo srl, ai sensi della legge regionale sul Piano Casa allora ancora vigente.
Come riportato nel permesso a costruire, pubblicato all’albo pretorio del Comune di Latina il 6 marzo 2019, rilasciato alla società Ferdefin spa, subentrate per fusione alla società San Remo, il progetto interessa un lotto di 7.980 metri quadrati.
In corso di accertamento da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo della forestale l’aderenza dell’istanza, e del conseguente permesso rilasciato dal Suap del servizio Attività produttive del Comune di Latina, alla normativa del Piano Casa, morta e sepolta il 31 maggio 2017 ma ancora in vigore al momento della richiesta del permesso di demolizione e ricostruzione con cambio di destinazione d’uso.
La norma stabilisce quando sono possibili interventi finalizzati al riutilizzo del patrimonio edilizio dismesso con cambi di destinazione in altro uso non residenziale. Salta agli occhi la lettera a – comma 1 – dell’articolo 3 quater: gli interventi non possono riguardare edifici ricompresi all’interno delle zone D…, ovvero nell’ambito di consorzi industriali o di piani degli insediamenti produttivi, fatti salvi gli interventi nelle zone omogenee D inferiori a 10 ha, che riguardino edifici dismessi o mai utilizzati alla data del 31 dicembre 2011.
Ecco, in via Enea ci si trova in zona omogenea D del Piano regolatore generale e il Piano casa per cambi di destinazione d’uso non residenziale – come quello richiesto da artigianale a commerciale – richiede che l’area omogenea sia inferiore a 10 ettari. In altre parole, da qui l’accertamento del Nipaaf. L’indagine in corso mira stabilire se il progetto autorizzato ricade effettivamente in una zona omogenea inferiore a 10 ettari. A fare da spartiacque tra una verità e l’altra niente di meno il canale delle Acque Media. Vedremo nei prossimi giorni come andrà a finire questa vicenda.
Certo è che questa richiesta di espansione delle superfici commerciali nel capoluogo pontino – la variante Q3 (sotto inchiesta), l’edificio di via Isonzo (informativa da poco consegnata alla Procura della Repubblica), l’istanza per l’apertura di negozi in luogo del centro meccanografico e via discorrendo – non sembra trovare giustificazione in una ripresa dell’economia. In città è pieno di locali commerciali vuoti.
Tornando a via Ezio, o meglio nella piccola traversa di via Enea, la richiesta dell’operazione di recupero del patrimonio edilizio in disuso è stata affidata ad una legge in quel momento in scadenza e autorizzata nell’epoca della nuova normativa regionale di rigenerazione urbana per la quale il Comune non ha ancora definito gli ambiti di intervento.