Tristemente nel corso degli anni Latina e la sua provincia hanno scalato classifica dei territori a più elevata presenza criminale. Trasformandosi da “terra di bonifica a terra di mafia”.
I risultati delle inchieste più recenti, dall’operazione “Don’t Touch” all’operazione “Reset”, passando per “Dirty Glass” e “Alba Pontina”, hanno fatto emergere un contesto desolante; imprenditori piegati alle logiche dei clan, personaggi senza pudore travestiti da paladini della legalità e che invece erano legati ai clan rom per ottenere vantaggi elettorali e non solo.
Sulla base di ciò il SIULP di Latina ha rivendicato l’innalzamento della Questura al livello superiore, traguardo che sembrava ormai a portata di mano e che invece è stato bruscamente abortito in favore di altre realtà del nord, con l’emanazione del D.P.R. nr. 171/2019, in relazione al Regolamento concernente modifiche al D.P.R. nr. 208/2001, per il riordino della struttura organizzativa delle articolazioni centrali e periferiche dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza.
Analizzando più attentamente il caso, fra le prime cinque province in Italia e prima nel Lazio, la città di Latina si attesta ai vertici delle classifiche riguardanti la crescita demografica, dato a cui non corrisponde un altrettanto aumento/adeguamento del numero degli operatori impiegati nel controllo e nella prevenzione.
L’aumento di reati per spaccio di droga e di tipo economico, rappresenta un sintomo della presenza di una criminalità che investe per ripulire capitali illeciti, con un numero di associazioni per delinquere molto alto, che dimostra una spiccata capacità organizzativa.
Per questo è stato rivolto un appello al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e al Capo della Polizia Lamberto Giannini affinché valutino l’ipotesi di adeguare il sistema sicurezza alle mutate esigenze del territorio, principalmente attraverso il riconoscimento della Questura alla fascia superiore.