Nominati i tre vescovi per l’ordinazione episcopale di don Giovanni Checchinato, eletto da Papa Francesco vescovo di San Severo (Foggia). Il sacerdote pontino, parroco di Santa Rita a Latina, saluterà la comunità del capoluogo il 23 aprile prossimo, domenica della Divina Misericordia, presso la chiesa del Sacro Cuore di Gesù dove è prevista la solenne cerimonia che sarà officiata dal vescovo della Diocesi di Latina, Terracina, Sezze e Priverno, monsignor Mariano Crociata, da monsignor Lucio Angelo Renna, amministratore apostolico di San Severo, e monsignor Felice Accrocca, anche lui sacerdote pontino ora arcivescovo metropolita di Benevento. La cerimonia avrà inizio alle 16.30. Il 6 maggio a San Severo si terrà la celebrazione per l’ingresso come vescovo dell’omonima diocesi.
Il motto episcopale scelto da monsignor Checchinato è Veritas liberabit, che si riferisce a un versetto del Vangelo di Giovanni. Lo stemma araldico è anche un omaggio a Latina, sua città natale.
Esegesi araldica dello stemma episcopale di mons. Giovanni Checchinato:
«Verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,78-79).
Cristo, luce del mondo, è il sole di giustizia e di verità che rischiara il mondo e ne rivela il suo orientamento al Padre. È la grazia che salva e rende feconda ogni esistenza. Egli è la luce degli uomini, colui che apre gli occhi ai ciechi (cf. Is 42,6s; 49,6; Gv 9) e manifesta ai fratelli l’amore di Dio. È colui che vince la morte – ogni morte – e dona a tutti la pace messianica.
«Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31-32).
La sua Parola è la luce che illumina i cuori, la verità che rende liberi. È, infatti, il figlio che rivela l’identità nostra come figli e di Dio come Padre, liberandoci dalla menzogna che ci rende schiavi di una falsa immagine di lui e di noi. Questa verità è la grazia di Dio incarnata nella nostra esistenza, che nutre e trasfigura la vita e i luoghi che abitiamo. È il dono della vita trinitaria, descritta nello stemma dalle tre spighe. Si tratta della vita divina che germoglia in virtù del nostro battesimo (richiamato dall’argento nella punta dello scudo), lì dove per grazia di Dio siamo chiamati a vivere e a portare frutto. Il verde e l’argento nella punta dello scudo ricordano, infatti, l’Agro Pontino, luogo di nascita e del ministero presbiterale del vescovo Giovanni. Come la bonifica ha reso fertile la pianura a sud di Roma, così la grazia di Dio redime e ridona nuova vita a tutti coloro che l’accolgono con disponibilità.