“Vi è stato da parte dell’amministrazione comunale un iniquo comportamento nei confronti dei cittadini che avevano ottenuto il permesso a costruire, in quanto solo per alcuni edifici è stata emessa un’ordinanza di demolizione delle opere realizzate mentre per altri edifici in situazioni analoghe questo non è avvenuto”. Così il senatore Maurizio Gasparri nella sua ultima interrogazione rivolta al presidente del Consiglio dei Ministri, ai ministri per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione, dell’Ambiente, degli Interni, della Giustizia e alla Corte dei Conti, riguardante l’urbanistica malata del capoluogo pontino. Il senatore attacca l’amministrazione comunale in carica insinuando il sospetto la stessa possa aver tenuto “comportamenti finalizzati a tutelare in maniera iniqua interessi privati del sindaco”. Un attacco frontale sul mancato “ripristino delle condizioni di pianificazione venute meno a causa dell’annullamento dei sei Piani particolareggiati, su otto, avvenuto durante la gestione commissariale dell’ente affidata al prefetto Giacomo Barbato “per palesi illegittimità”. “Sei su otto – precisa il parlamentare di Forza Italia – redatti con gli stessi criteri ed approvati con le stesse forme”. L’interrogazione, così come inviata alla stampa, affronta la complessa materia dell’urbanistica di Latina in maniera generica per sollevare eccezioni precise. Lunghe le premesse che riportiamo di seguito integralmente:
Premesso che:
- Il Comune di Latina è totalmente sprovvisto di strumenti di pianificazione che possano consentire un ordinato sviluppo del territorio e tale situazione risulta ulteriormente aggravata da un’assoluta inerzia da parte dell’amministrazione comunale che non assume nessuna iniziativa volta alla necessaria formazione degli stessi;
- tale situazione si è determinata a seguito dell’intervento del Commissario Straordinario Barbato, il quale ha provveduto, per palesi illegittimità, all’annullamento di 6 degli 8 Piani Particolareggiati, creando tra l’altro un’evidente disparità di trattamento nei confronti dei cittadini in relazione ai due piani non annullati che sono stati redatti con gli stessi criteri ed approvati con le stesse forme;
- gli strumenti di pianificazione annullati dal Commissario Barbato furono approvati nel periodo compreso tra il febbraio 2012 e l’agosto 2014 dalla Giunta Comunale in carica, avvalendosi del disposto di cui all’articolo 1 e 1bis della Legge Regionale n.36/1987;
- sempre a riguardo delle pianificazioni annullate dal Commissario Straordinario, occorre dire che le stesse furono avviate nell’anno 2006 dall’amministrazione in carica su sollecitazione del Tar del Lazio, per evitare possibili contenziosi ed eventuali indennizzi legati alla decadenza dei vincoli urbanistici: per far ciò l’amministrazione dell’epoca diede inizio ad una serie di azioni finalizzate alla revisione degli strumenti decaduti attraverso l’affidamento con bando pubblico a numerosi di professionisti (80 tra architetti ed ingegneri), con l’indicazione che tali piani dovevano essere redatti in conformità al Prg;
- che l’attuale amministrazione a diciotto mesi dall’insediamento del suo governo non è stata in grado di assumere alcuna sostanziale iniziativa per ripristinare le condizioni di pianificazione venute meno a causa dell’annullamento dei Piani: a ciò si aggiunge che nonostante il lavoro già a disposizione, l’amministrazione anziché utilizzare quanto disponibile ha ritenuto opportuno affidare illegittimamente due incarichi all’Università La Sapienza mortificando così il lavoro di tanti professionisti della città precedentemente incaricati. A seguito delle pressioni degli organi di stampa che hanno evidenziato l’anomalia del percorso adottato dall’amministrazione comunale, il dirigente del servizio competente ha provveduto ad annullare in autotutela gli atti precedentemente assunti: quanto accaduto mette in evidenza il tentativo dell’organo di governo di aggirare la normativa di settore in materia di affidamento dei servizi tecnici;
- che il problema della decadenza dei vincoli urbanistici è stato più volte sottoposto all’attenzione degli attuali amministratori anche dall’avvocatura del comune, la quale ha ribadito che «la decadenza dei vincoli urbanistici obbliga il comune a procedere ad una nuova pianificazione dell’area rimasta non normata»;
- che anche il Presidente del Tar del Lazio, lo scorso 16 febbraio 2017 in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha auspicato un’immediata assunzione di responsabilità da parte dell’amministrazione: al fine di evitare numerose cause che non consentirebbero al Tar stesso di dare risposte immediate ai cittadini;
- vi è stato nel frattempo da parte dell’amministrazione comunale un iniquo comportamento nei confronti dei cittadini che avevano ottenuto il permesso a costruire, in quanto solo per alcuni edifici è stata emessa un’ordinanza di demolizione delle opere realizzate mentre per altri edifici in situazioni analoghe questo non è avvenuto;
- decine di imprenditori hanno inviato una lettera aperta alla città e al sindaco nella quale hanno denunciato lo stato di immobilismo del settore e i danni subiti dall’economia della città;
- che tale inerzia sta determinando l’apertura di una serie di contenziosi per danni da ritardo o per richieste di indennità risarcitorie e la mancata acquisizione da parte dell’amministrazione di aree d’interesse pubblico;
- che il comune di Latina continua a richiedere il pagamento dell’Imu sulla base di destinazioni d’uso che attestano una edificabilità non più esistente, falsando così di fatto il suo bilancio di previsione;
- che in tal proposito ho anche notizie di centinaia di cittadini che hanno chiesto il certificato di destinazione urbanistica, proprio per evitare di dover continuare a pagare un importo Imu diverso da quello attuale e che dovrebbe invece essere correlato alla reale destinazione d’uso dei propri terreni: cittadini a cui l’amministrazione ad oggi non ha ancora fornito risposte, causando cosi un grave danno economico a molti latinensi;
- che recenti notizie di stampa rilevano che i danni conseguenti alla mancata adozione di atti di pianificazione ammonterebbero, allo stato attuale, a circa 80milioni di euro.
In conclusione il senatore Gasparri chiede al Governo e alla Corte dei conti:
- se i provvedimenti sanzionatori emessi dall’amministrazione comunale di Latina, a seguito dell’annullamento dei piani, siano stati adottati senza determinare una disparità di trattamento e se non si ravvisino;
- se l’inerzia dell’amministrazione, rispetto alla mancata ripianificazione delle aree dei piani decaduti, stia causando un danno erariale per il comune;
- se questo palese immobilismo non porti le autorità competenti a ravvisare un’evidente omissione di atti d’ufficio da parte del sindaco e della sua giunta.