A distanza di un anno dalla sua opera di esordio nel campo letterario, “Il sindacalista” prefato da Susanna Camusso segretario nazionale Cgil, Salvatore D’Incertopadre, ex segretario provinciale della Cgil pontina, originario di Napoli dove è nato nel 1952, torna in libreria con un nuovo volume, stavolta un romanzo, “Due padri, due figli”. Il libro sarà presentato al pubblico sabato 22 ottobre alle ore 18 presso l’Hotel Europa, dove insieme all’autore interverranno la giornalista Cora Craus, il professor Antonio Polselli e l’editore Dario Petti.
Il testo narra la storia di una famiglia, i Capece, che passano parte della loro vita a Napoli per poi trasferirsi a Latina nei primi anni ‘80. Il titolo “Due padri, due figli” fa riferimento a un nonno, un figlio e un nipote, che attraversano la storia italiana dal settembre 1943 fino ai giorni nostri. C’è la Napoli degli anni del dopoguerra e del boom economico, con le sue bellezze artistiche e naturali, la sua creatività, la capacità di arrangiarsi tra le mille difficoltà di una metropoli del Mezzogiorno e le contraddizioni della sua gente. E c’è la città di Latina, costruita negli anni Trenta dal fascismo, nel bel mezzo di una pianura, un tempo palude. Una città senza storia se non quella dei suoi pionieri Veneti, Friulani ed Emiliani che, insieme all’immigrazione successiva, stimolata dall’ingresso della provincia nella Cassa per il Mezzogiorno, non sono mai riusciti a integrarsi per formare un popolo. In queste due città crescono due giovani che affrontano la vita in modo diverso, dalle amicizie alla scuola, dal lavoro alla politica, dall’amore per una donna all’affetto per i figli. Ma la vera protagonista di questa storia è una donna, Assunta, capace di guidare i suoi uomini attraverso le difficoltà che la famiglia incontrerà nella vita.
Autore della prefazione stavolta è il professor Antonio Polselli, che definisce il libro di d’Incertopadre come un romanzo realistico sociale e di formazione, e così introduce il lettore “Due padri, due figli. Una famiglia tra Napoli e Latina è un libro che si legge con curiosità e piacere perché scritto con una prosa fluida e spigliata, viva e palpitante. È un romanzo di grande respiro che nella sua vastità, nella galleria ben assortita dei personaggi, nell’intrigo delle vicende e nell’intrecciarsi dei punti di vista, sembra voler abbracciare la totalità del reale. Un romanzo appassionato e documentato, pieno di personaggi autentici, sinceri e pieni di umanità. Un romanzo originale e avvincente imperniato sui temi della famiglia, dell’amore, dell’amicizia e del lavoro”.
Come per “il sindacalista” a editare il libro ancora una volta è la Atlantide editore di Dario Petti, il quale asserisce “Il romanzo di D’Incertopadre è forse il primo a parlare di una migrazione molto consistente quella tra la Campania, in modo particolare Napoli ma non solo, e la città di Latina, un flusso che tra gli anni ’60 e ’80 ha riguardato migliaia di persone ma poco narrato e indagato. Già nel 1962 il giornalista Fortunato Ruotolo in un articolo-inchiesta su Il Messaggero, dedicato ai 30 anni di vita della città, titolava ‘La maggioranza delle donne pontine è nata in Emilia, Veneto e Campania’. Solo nel triennio 1966-68 gli immigrati di provenienza campana nella città di Latina furono ben 1.500. Da una personale indagine condotta sui 920 candidati alle ultime elezioni comunali di Latina ho rilevato che quelli nati in Campania sono circa il 10%, volendo fare una proiezione si tratta di almeno 10.000 abitanti, se a questi aggiungiamo coloro che sono nati a Latina da genitori campani si parla di una porzione molto consistente della popolazione. Dunque possiamo dire che il libro di D’Incertopadre, sebbene rappresenti il percorso di una sola famiglia, parla delle radici di molti”.