Si è svolto questa mattina, preso la sala Enzo De Pasquale del Comune di Latina il convegno sulle Comunità Familiari per minori “Comunità di Tipo Familiare: ultima spiaggia o risorsa? che si è aperto con l’intervento del sindaco Damiano Coletta che ha ricordato il diritto dei minori a una famiglia, tutelato dalla legge 184/1983.
L’appuntamento è stato organizzato con il patrocinio del Comune dalle comunità della provincia di Latina che aderiscono al Coordinamento Nazionale Comunità per Minori, ovvero le case famiglia “Il Villaggio”, “Il Gabbiano”, Casa del Bambino Pio XII, Istituto E. Baratta e Istituto G. Antonelli.
“Ci tengo a ringraziarvi – ha detto il sindaco salutando le operatrici delle strutture presenti in sala – per il lavoro di accoglienza e cura che fate per garantire a bambini e adolescenti il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive di cui hanno bisogno nel loro percorso di crescita”.
“L’impegno delle istituzioni”
Tra i rappresentanti istituzionali presenti al convegno, l’assessore alle Politiche sociali della Regione Lazio Rita Visini. “Anche sul tema dell’accoglienza minorile – ha aggiunto il sindaco – è importante fare sistema. Sappiamo che il lavoro di rete è un punto fermo per la Regione e l’assessorato al ramo, lo abbiamo sposato anche noi con l’assessora ai Servizi Sociali Patrizia Ciccarelli. Dobbiamo spingere ancora di più sul rapporto tra istituzioni per individuare i temi su cui è necessario migliorare e migliorarsi”.
“fare rete”
Anche l’assessore alle Politiche Giovanili e all’Università, Cristina Leggio, ha posto l’accento sulla necessità di fare rete per la presa in carico dei minori in situazioni di disagio. La Leggio ha partecipato alla tavola rotonda dedicata agli interventi dei referenti politici sul territorio portando i saluti dell’assessora Ciccarelli, bloccata a casa dall’influenza.
L’impatto sulla comunità
“E’ importante lavorare insieme perché la presa in carico dei ragazzi sia totale – ha sottolineato Leggio – e coinvolga tutta la comunità il cui ruolo nel percorso di affiancamento al minore è centrale. Penso a tutti quei contesti, soprattutto alla scuola che, al di là della capacità e dell’impegno dei singoli insegnanti, non è preparata ad affrontare il percorso difficile di affiancamento ad un bambino o a un adolescente che hanno alle spalle una storia traumatica. Garantire gli strumenti che consentano una presa in carico totale è un percorso lungo e complesso, tuttavia si può cominciare a fare qualcosa mettendo a sistema le risorse e le strutture esistenti, tenuto conto che tale lavoro di rete ha un impatto positivo non solo sul singolo ragazzo ma sull’intera comunità. Altrettanto importante è il coinvolgimento delle comunità familiari e di tutti gli altri attori in programmi di prevenzione, informazione e sensibilizzazione”.