Politica silente, a parte qualche rara eccezione, sull’esito dell’asta di oggi relativa alla partecipazione della fallita Latina Ambiente in Ecoambiente, la società che gestisce parte della discarica di Borgo Montello. Provvisoriamente se l’è aggiudicata per due milioni e mezzo di euro la società Paguro, riconducibile all’imprenditore Fabio Altissimi, amministratore unico della Rida Ambiente di Aprilia. Ma il socio privato della Ecoambiente potrebbe ancora esercitare il diritto di prelazione. Nessun commento da parte dell’amministrazione comunale di Latina.
“Alla Paguro nel mese di giugno fu negata la possibilità di aprire una discarica ad Aprilia e gli stessi vertici aziendali avevano candidamente dichiarato che tale bocciatura non avrebbe risolto il problema dell’eventuale apertura di nuove discariche, alludendo a dove avrebbero potuto conferire i rifiuti gli stessi comuni. Per caso la risposta era: nelle discariche già esistenti, oggi al tracollo? Così ecco che oggi all’asta la stessa società Paguro acquista per il 51% la società Ecoambiente di Borgo Montello, che detiene parte della discarica”, commenta Gianluca Di Cocco, presidente di Idea.
“Con la scelta di mandare in fallimento la Latina ambiente l’amministrazione guidata da Coletta aveva tenuto in considerazione questo scenario? O è ‘semplicemente’ un’azione che non è stata valutata, testimonianza dell’ennesima amnesia comunale? Il che rende l’idea di come si stia agendo in Piazza del Popolo – attacca Di Cocco -. Ecoambiente appunto gestisce gli invasi S0, S1, S2 ed S3 della discarica di Borgo Montello, con il fallimento di Latina Ambiente, la curatela fallimentare ha prima disposto la vendita con diritto di prelazione alla parte privata. Una volta fallito questo tentativo, si è andati verso l’asta del 51% della società che era di Latina Ambiente. Chiediamo lumi al sindaco Coletta, che qualche settimana fa davanti ai sospetti avanzati dal senatore Maurizio Gasparri aveva bollato come deliranti quelle dichiarazioni: beh, chi è che è scosso da deliri oggi?”
Di Cocco si chiede se la Paguro o chiunque altro si aggiudicasse definitivamente l’affare possa avere intenzione “di piantare fiorellini nella discarica, oppure sfruttando il decreto regionale 199/2016 che autorizza le riaperture dei siti esistenti in caso di emergenza, di continuare a riempiere gli invasi di Latina con l’immondizia anche proveniente da Roma, visti i suoi innumerevoli problemi”.
“L’indirizzo, sempre se tutto sarà confermato, scaturito dai periti dello studio associato Alaia che ha impacchettato l’offerta, prevedrà – continua Di Cocco – la valorizzazione degli invasi esistenti e il suo potenziale quindi, se non ho capito male, parliamo di un aumento della portata dei conferimenti e futura probabile concessione di un ulteriore milione di metri cubi di un nuovo invaso denominato lotto C. A questo aggiungiamo l’autorizzazione già in essere che consente alla Ecoambiente di realizzare un polo impiantistico composito di un impianto di trattamento biologico e un impianto per la valorizzazione della frazione organica raccolta in modo differenziato per la produzione di compost. Quindi, sempre se tutto confermatoci, ciò che ci è stato presentato, è inutile nasconderci, si chiama legittimamente ‘business’ dei rifiuti. Gestione invasi e gestione polo impiantistico, assoggetteranno alla schiavitù e alla servitù, ulteriormente un territorio già devastato, vale a dire un territorio completamente vessato alla monnezza”.
“Ricordo e lo rammento specialmente al capoluogo – sono ancora le parole di Di Cocco -, che la conferenza dei sindaci ha approvato un emendamento unico al piano provinciale dei rifiuti, redatto dalla provincia nel 2016. Gli emendamenti sono stati presentati dai Comuni di Latina (otto), Aprilia (tre) e Cori (uno), emendamenti che poi sono confluiti in un unico emendamento approvato all’unanimità dell’assemblea. Riguardano essenzialmente il numero e la tipologia degli impianti (saranno privilegiati nuovi impianti di proprietà pubblica), la determinazione di un ristoro per le comunità che li ospiteranno e l’esclusione dei siti non ancora bonificati, oltre alla salvaguardia dei territori interessati da eccellenze agricole, sorgenti e usi civici. Forse è il caso – conclude l’esponete politico – che il Comune retto da Coletta la smetta di studiare e cominci ad agire, magari cominciando finalmente a scrivere il libro bianco”.