Con la candidatura di Alessandro Calvi a sindaco di Latina, Forza Italia rompe gli indugi e pure gli equilibri. Quelli interni al centrodestra – e la cosa, tutto sommato, non stupisce -, ma pure quelli esterni, nel modo in cui ha costretto “gli altri” (TUTTI gli altri) a domandarsi se la rotta sia ancora quella giusta. Oltre a imprimere poi il suo personalissimo marchio di fabbrica a questa tornata elettorale che, adesso sì, si avvia verso le urne con un quadro forse ancora non cristallino, ma se non altro molto più definito rispetto a una settimana fa.
Una investitura, quella di Calvi, che ricorda poi – per tempi e modi in cui si è materializzata – il racconto più o meno implicito che abita una splendida canzone di Paolo Conte. Tra le molte bellissime del suo repertorio infinito, forse la più guascona per quel senso di sfacciata supponenza che ascoltandola ti lascia appiccicato addosso. “Alle prese con una verde milonga” è, infatti, molto più che un brano: è un approccio alla vita.
È un inno all’arte della pazienza, un elogio al pensiero individualista, e, se volete, pure a un certo savoir faire. Due di tre caratteristiche (per la terza bisognerà aspettare per forza l’esito del voto di giugno) che sono alla base della mossa con cui gli azzurri hanno scelto di giocare la carta Calvi sul tavolo delle amministrative.
Obbligando da una parte Nicola Calandrini a rimettere in frigo lo spumante, e, dall’altra, Enrico Forte e il Pd a domandarsi se c’è – e se si dov’è – ancora un po’ di margine da andare a rosicchiare da quelle parti, con la candidatura a sindaco di Alessandro Calvi Forza Italia s’è rimessa al centro delle attenzioni di tutti. Grandi, piccoli e piccolissimi. E lo ha fatto ancora una volta alla sua maniera: sfrontata, individualista, guascona. Godendo furbescamente, tra le altre cose, persino del dato sorprendente delle primarie. Quelle da cui si erano chiamati fuori e costato sudore e sacrificio ai poveri (si fa per dire) Tiero e Calandrini.
Già, Calandrini. La vera vittima di questa, estenuante, ennesima azzurra milonga. Perché, “ammesso che la milonga fosse una canzone”, e beh all’esponente di Fratelli D’Italia gliel’hanno fatta ballare tutta fino al giorno delle primarie. E proprio quando era arrivato sul più bello, “Athaualpa, o qualche altro Dio” non gli ha detto “descansate niño, che continuo io”.