Un arresto e un sequestro preventivo eseguiti oggi a Sabaudia nell’ambito di un’attività d’indagine sul caporalato in provincia di Latina. Questa mattina le porte del carcere del capoluogo pontino si sono aperte per Jit Parm, 47enne di nazionalità indiana, caposquadra al servizio della cooperativa agricola Centro Lazio con sede legale ad Anzio e diverse realtà operative tra cui due a Sabaudia in località Skarto e Sant’Isidoro. L’uomo è stato arrestato in forza di un’ordinanza di custodia cautelare, per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, richiesta dal sostituto procuratore Gregorio Capasso a seguito delle indagini svolte dal personale della Digos, dai carabinieri del Reparto operativo e del Nucleo dell’Arma presso l’Ispettorato del Lavoro. Le stesse attività che hanno fatto scattare il sequestro preventivo di un appezzamento di terreno con annesse baracche, sito in via Portosello a Sabaudia, di proprietà di un 74enne di Roma e della sua compagna, entrambi indagati per favoreggiamento alla permanenza illegale di cittadini stranieri clandestini sul territorio nazionale. I dettagli degli accertamenti svolti dagli inquirenti, che sono scaturiti dall’esito di un sopralluogo nel maggio scorso della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro nelle aziende, sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella tarda mattinata di oggi presso la sala “Borsellino” nella sede della Procura di Latina alla presenza del Procuratore Capo Andrea De Gasperis e del sostituto Capasso, del dirigente della Digos di Latina, il vice questore aggiunto Walter Dian, del maggiore Paolo Befera del Reparto operativo del comando provinciale dell’Arma dei carabinieri, del maresciallo Stefano Macrì, comandante del Nucleo dei carabinieri presso l’Ispettorato del Lavoro di Latina.
L’odierna operazione di polizia giudiziaria porta alla luce soltanto la punta dell’iceberg del fenomeno dello sfruttamento del lavoro e del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in provincia di Latina. Lo ha detto a chiare note il Procuratore Capo De Gasperis, sottolineando come le indagini che hanno portato all’arresto e al sequestro del terreno di via Portosello, al confine tra Sabaudia e Pontinia, sono tutt’altro che concluse. Il dottor De Gasperis, nel suo intervento in conferenza stampa, ha voluto segnalare l’importanza di questa inchiesta perché per la prima volta, da quando ha assunto la direzione della Procura di Latina, si è creato un varco nel muro dell’omertà che regna attorno al fenomeno. “Un ‘omertà scaturita dallo stato di soggezione fisica e psicologica degli sfruttati e dalle condizioni di stato di bisogno degli stessi”. L’operazione è frutto di indagini complesse le cui risultanze arrivano alla vigilia dell’entrata in vigore della legge contro il caporalato che consentirà nel prossimo futuro di “sanzionare”, con misure rafforzate, anche il datore di lavoro laddove emergano situazioni di caporalato.
La presenza della commissione parlamentare d’inchiesta ha imposto controlli stringenti nelle aziende del territorio – ha spiegato il sostituto Capasso, titolare dell’inchiesta – che ha consentito ai carabinieri e alla Polizia di incrociare i dati raccolti fino a giungere alla collaborazione delle vittime del sistema di sfruttamento. Il dottor Capasso ha spiegato come le indagini si siano mosse su due fronti distinti, quello che ha portato al sequestro del terreno e all’iscrizione nel registro degli indagati della coppia romana e quello che ha portato all’arresto dell’indiano di 47 anni per una forma di caporalato definito etnico.
Il dirigente della Digos della Questura di Latina, il vice questore aggiunto Dian, ha riferito che, durante i controlli svolti si è accertata la presenza sul terreno di via Portosello di baracche utilizzate per fornire un riparo a cittadini immigrati, regolari e non, per il quale i proprietari chiedevano un affitto di 50 euro mensili. Precarie le condizioni di soggiorno in questo avampasto dello sfruttamento sul lavoro. Al momento del blitz di questa mattina erano presenti 12 stranieri, di cui quattro irregolari. Il sequestro preventivo dell’immobile – ha precisato Capasso – comporterà la confisca dello stesso per l’utilizzo illecito al fine di un illecito reddito. Indagati D.G. 74 anni e la sua convivente P.M. di 69 anni.
Parallelamente l’attività svolta dai carabinieri ha riguardato la situazione lavorativa presso l’azienda Centro Lazio, una realtà economica importante presente in numerosi centri anche fuori dal contesto provinciale. Nel corso dei controlli e dei colloqui avuti con i braccianti – ha spiegato il maggiore Befera – si è avuto modo di conoscere l’organizzazione del lavoro nelle sedi di Sabaudia: quattro gruppi, di 30/40 uomini impiegati nelle serre e a campo aperto, coordinati da altrettanti caposquadra, tre italiani e uno straniero di nazionalità indiana. L’arrestato. Gli elementi raccolti dagli inquirenti a carico di Jit Parm, nato a Bharowal (India) l’11 dicembre 1969, residente a Sabaudia, grazie a testimonianze ritenute attendibili, rese da quattro connazionali (da qui la definizione di caporalato etnico), hanno fatto ipotizzare il reato di intermediazione caratterizzata da sfruttamento mediante violenza e/o minaccia (approfittando anche dello stato di bisogno e di necessità). In particolare le vittime hanno denunciato di essere costrette a pagare somme di denaro per poter lavorare nell’azienda: dai 250 ai 300 euro come “prima iscrizione”, 100 euro per gli anni successivi oltre ad una tantum nel corso del “rapporto” con il loro caposquadra.
Dall’inizio dell’anno – ha relazionato Macrì, comandante del Nucleo dei carabinieri presso l’Ispettorato del Lavoro di Latina – sono state controllate in provincia 48 aziende, in 19 delle quali sono emerse irregolarità. Sottoposti a controllo 385 lavoratori, di cui 68 in nero tra i quali 24 clandestini. Deferiti per violazione della legge Bossi-Fini 9 datori di lavoro. Elevate sanzioni pari a 96.300 euro.