“Educare alla legalità significa il rispetto degli altri, del bene comune, amare il proprio Paese, difendere la Patria, trasmettere i valori della nostra Costituzione che è il frutto più alto della resistenza al fascismo. Voglio ricordare qui a Latina che l’apologia del fascismo è un reato”. Il presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini ha chiuso così il suo discorso dedicato all’antimafia, ai valori degli insegnamenti dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a cui è stato intitolato il parco cittadino del centro storico del capoluogo pontino.
L’inaugurazione di oggi alla sua presenza è stata preceduta da una valanga di polemiche rivolte al sindaco Damiano Coletta per questa scelta considerata “divisiva” poiché accompagnata dalla rimozione dell’intestazione storica dei Giardinetti ad Arnaldo Mussolini, fratello del duce. Un bluff, per il primo cittadino, frutto di una montatura: “Non è stato facile fare questa scelta – ha detto Coletta durante la cerimonia di inaugurazione – e tutti sanno il perché. Ribadisco il mio rispetto per le opinioni diverse se sono espresse nell’ambito di un confronto dialettico perché questo ce l’ha insegnato la democrazia. Ma ribadisco anche di non accettare polemiche strumentali da parte di chi paradossalmente ha pure calpestato la storia, che partono da coordinate non corrette o addirittura frutto di una montatura e che hanno la pericolosa finalità di alimentare tensioni divisorie su un tema che invece ha valori molto più nobili, di cui questa comunità deve sentirsi orgogliosa. Chiariamolo una volta per tutte ed in maniera definitiva: in questa vicenda non c’è nessuna volontà divisoria, nessuna negazione della storia, nessun abbattimento di monumenti, ma semplicemente la volontà di unire ed affermare i valori della legalità attraverso un pezzo di storia recente in cui tutti ci identifichiamo. Chi non ha capito questo, non ha capito nulla”.
Una valanga di polemiche in questi giorni rivolte anche nei alla stessa Boldrini per la sua “avversione” ai monumenti del ventennio che lei in questa occasione ha voluto smentire. “Colgo questa occasione della mia presenza a Latina – ha detto il Presidente della Camera -, per affermare di non aver mai detto di voler abbattere monumenti e opere d’arte del Ventennio. Non l’ho mai detto, sono delle bufale e non sono goliardate, sono menzogne costruite a tavolino. Come presidente e come persona sento il diritto e il dovere di portare avanti i principi della democrazia e della nostra Costituzione, nonostante la macchina del fango. Abbiamo conosciuto la strategia della tensione, i tentativi di sovversione, le stragi ma grazie al muro del popolo abbiamo fermato il terrorismo, la mafia. Non restate a casa a guardare la televisione. E’ con la partecipazione popolare che si costruisce la cultura della legalità e della democrazia, lo dobbiamo ai nostri partigiani, ai giudici uccisi, ai nostri nipoti che verranno”.
Una valanga di polemiche oggi pomeriggio trasformate in fischi e applausi a seconda della “tifoseria”, da grida sconclusionate provenienti dal fondo del parco che nulla avevano a che vedere con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel giorno del 25° anniversario della sua morte.
Alla memoria dei due magistrati uccisi sono stati dedicati gli interventi della giovane consigliera comunale Valeria Campagna, del presidente della Provincia Eleonora Della Penna, del rappresentante del Comune di Milano, del messaggio letto del sindaco di Palermo Leoluca Orlando e ovviamente anche del sindaco di Latina e del presidente della Camera al di là della replica alle polemiche.
“Io qui mi sento a casa mia”, ha detto Della Penna volendo sottolineare come la battaglia per la legalità le appartiene nel più profondo del cuore di cittadina, di sindaco di Cisterna e di presidente della Provincia. “Fino a qualche tempo fa, parlare di legalità era un tema da convegno, oggi anche nella nostra provincia la legalità muove le piazze”.
Campagna ha ricordato l’operazione Don’t touch a seguito della quale la città ha rialzato la testa, ma anche l’intimidazione al giudice Lucia Aielli che ha portato cinquemila studenti a manifestare contro il vile gesto.
E di Don’t touch ha parlato anche il sindaco, sottolineando quell’orgoglio che per troppi anni era stato “mortificato in questa città e che era pericolosamente sfociato nella rassegnazione e nell’indifferenza”. “Da allora Latina – ha detto – non è più la stessa. Ha deciso di cambiare. Anni in cui la criminalità ha camminato a braccetto con la politica, sfilando addirittura per il corso, quasi a voler dire “Io sono io… siamo i padroni della città”.
Oggi pomeriggio nel parco Falcone-Borsellino tanti gli aneddoti dei magistrati uccisi dalla mafia, tante le citazioni degli uomini di giustizia. Tra i più gettonati il giudice Antonino Caponnetto. Il presidente Della Penna, raccontando la sua esperienza di studentessa non ancora maggiorenne ha ricordato come lei e i suoi compagni erano stati salutati dal magistrato in quegli anni impegnato tra i ragazzi per portare l’insegnamento di Falcone e Borsellino: “Essere giovani vuol dire tenere aperto l’oblò della speranza, anche quando l’oceano è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro”. E ancora “la mafia ha più paura della scuola che della giustizia”, ha segnalato invece il presidente Boldrini.