L’Isde, associazione italiana medici per l’ambiente di Latina, esprime con forza la propria posizione contraria alla realizzazione di nuovi impianti a biogas o a biomasse nella provincia di Latina, e in particolare nelle vicinanze dell’Oasi di Ninfa.
Un territorio già martoriato
“La provincia di Latina ha già pagato a caro prezzo in danni ambientali, essendo una zona delimitata per tanti anni da ben due Centrali nucleari – affermano i medici – Ha pagato e continua a pagare in danni ambientali, per la presenza di una grossa discarica di rifiuti a Borgo Montello. Ha pagato sulle conseguenze dell’inquinamento da arsenico nelle acque potabili nella parte alta della provincia. Sta pagando per l’inquinamento da cloruro di vinile nella falda idrica sotto la ex centrale nucleare di Borgo Sabotino. Per cui non è proprio il caso di continuare costruendo Centrali a biogas ed impianti a biomasse, che determinano uno sfruttamento intensivo dei terreni agricoli per la coltivazione di materiale, che deve essere poi bruciato e non destinato al consumo umano o animale, pratica che l’Isde di Latina condanna fermamente, determinano inoltre un enorme utilizzo di fertilizzanti e agro-farmaci per tali coltivazioni, e immettono in atmosfera particelle di monossido di carbonio, di biossido di azoto, di polveri sottili, di formaldeide, di anidride solforosa (centrali a biogas) di anidride carbonica, di idrogeno, di idrocarburi policiclici aromatici, di diossine (impianti a biomasse) e ancora di cadmio, rame, piombo, mercurio nelle ceneri volatili derivanti dalla combustione di legname, producendo ulteriore inquinamento dovuto all’aumento dell’utilizzo di mezzi pesanti per trasportare le migliaia di tonnellate di materiale alle Centrali”.
L’appello alle istituzioni
Per tutelare l’ambiente di vita e quindi la salute dei cittadini l’Isde di Latina quindi “esorta coloro che amministrano la cosa pubblica (Regione, Provincia e Comuni) a bloccare la costruzione delle Centrali. Le soluzioni alternative vanno ricercate in una rigorosa e corretta gestione dei rifiuti che, se realizzata attraverso la raccolta differenziata porta a porta e con una reale politica del riuso, del riciclo e della riduzione dei rifiuti, non ha alcun bisogno della realizzazione di impianti di biodigestione; in particolare, per smaltire le biomasse agricole, i rifiuti dei frantoi e quant’altro di vegetali di scarto, si deve promuovere il compostaggio aerobico domiciliare, di quartiere e industriale, specie in territori prettamente agricoli. Il compostaggio aerobico demolisce la sostanza organica come residui di potatura, scarti di cucina, rifiuti del giardinaggio (foglie ed erba sfalciata), in modo naturale e non produce gas combustibili. Tale sostanza organica selezionata da raccolta differenziata spinta, sfalci e potature verdi, produce un fertilizzante ottimo per l’impiego in agricoltura e florovivaismo nella forma di compost di qualità; al contrario l’anaerobico, (in assenza di aria, come nelle Centrali) agisce a caldo con produzione di metano e altri gas (bruciati per ottenere energia termica e/o fotoelettrica) e di percolato liquido inquinante. Il rifiuto esausto (digestato) viene poi stabilizzato in presenza d’aria e dà origine ad un prodotto che ha una composizione chimica e una qualità nettamente inferiore al vero compost aerobico oppure genera un nuovo rifiuto da portare ancora in discarica. La bibliografia nazionale su tale argomento e la ventennale esperienza dell’Isde nazionale mostra l’inutilità e la dannosità per l’ambiente e salute umana delle centrali a biogas, a biomasse e dei biodigestori, in un territorio in cui non vi è necessità di aumentare la produzione di energia elettrica. Esorta le autorità competenti a facilitare alle associazioni ambientaliste l’accesso agli atti delle Centrali a Biogas e a Biomasse, per permettere a persone come i rappresentanti dell’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, che gratuitamente si occupano di tutela ambientale, di salvaguardare l’ambiente tutelando la salute dei cittadini”.