E’ nata come un’associazione culturale.
Ha ottenuto un buon seguito profilandosi come centro da aggregazione e di idee.
E’ da una costola dell’associazione “Minerva” che è nata la Consulta dei borghi.
In pochi mesi l’associazione si è ramificata a Latina, borghi compresi, ed ora sta creando point anche in altri Comuni del Lazio.
Un’attività a dir poco eccellente quella condotta dall’associazione e dal suo presidente se non fosse che comincia a delinearsi una struttura più politica che puramente associativa.
Una storia tra l’altro non nuova a Latina che sembra ricalcare il solco dell’attuale sindaco Coletta che ha fatto la sua comparsa con Rinascita Civile, si è ampliato con Lbc e si è strutturato in partito.
Man mano che il tempo passa i point si accreditano, per ammissione degli interessati quali luoghi di incontro in cui recepire e rispondere alle istanze dei cittadini, vedi il caso di Fondi e di Borghi Faiti.
Le iniziative, non ultima quella organizzata a Latina con il sindaco di Riccione, è stata promossa per dare un input al modello turistico e balneare della città.
L’associazione, nei numerosi incontri svoltisi nei borghi, vede la partecipazione gaudente di esponenti della giunta Coletta e di Lbc.
Ed ogni tanto si riserva di bacchettarli come accaduto con l’assessore Di Francia sul caso del teatro di Latina ancora chiuso.
In uno degli ultimi appuntamenti svolti, quello di ottobre 2019, con il sindaco Coletta, si è stabilito di firmare, quanto prima, un protocollo d’intesa tra Comune e Consulta per avviare una collaborazione istituzionalizzata, e continuativa nel tempo, con incontri a cadenza almeno trimestrale per monitorare progetti e stato di avanzamento lavori delle varie opere che si deciderà di realizzare dando priorità a quelle più urgenti.
Ora a pensar male si sbaglia ma a volte ci si azzecca (Giulio Andreotti).
L’associazione sta assumendo i connotati di un movimento che ha più di politico che di culturale.
Un’organizzazione para istituzionale che sembra andare a braccetto con Coletta e il centrosinistra, pur mantenendo un atteggiamento di lotta e di governo, e che si propone come anello di congiunzione tra le criticità esistenti e le soluzioni da mettere in campo.
Passaggio che non è sfuggito a chi, di recente, ha scelto di prendere le distanze dalla consulta dei borghi sottolineando proprio queste ambiguità.
Oggi quello che si mette in dubbio non è certamente il lavoro svolto o la professionalità e l‘impegno di chi presiede e compone l’associazione Minerva, e neppure le sue “consulte” ma il fatto che i cittadini di Latina meritano chiarezza.
Anche in questo caso, vista l’esperienza Coletta quello che serve a Latina sono i partiti non i civici travestiti da tali.
Le ambizioni sono lecite e legittime ma vanno palesate.
A meno che, non si punti sull’effetto del trito e ritrito “ci candidiamo perché ce lo chiedono i cittadini”.