Italiani minoranza etnica all’ex Somal di Sabaudia: ghettizzati in una “riserva” indiana degradata che, nell’Italia dei porti chiusi, ospita anche un Cas per africani. Parte l’esposto al ministro dell’Interno Matteo Salvini e alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Latina. E l’ultima azione, in ordine di tempo, dei cittadini di Sabaudia riuniti nel comitato spontaneo Residence Bella Farnia Mare.
La pec inviata oggi ha come destinatari anche il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il Consiglio regionale del Lazio, il Prefetto e il Questore di Latina, il sindaco di Sabaudia, ed è stata inviata per conoscenza anche al dipartimento di prevenzione della Asl di Latina, ai carabinieri di Borgo Grappa, ai carabinieri forestali, alla Guardia di Finanza e alla Polizia Locale di Sabaudia.
Si tratta di una segnalazione relativa all’ordine pubblico e alle condizioni igienico-sanitarie in cui versa parte del residence Bella Farnia Mare, ex lottizzazione Somal, sita in località Bella Farina alle porte di Sabaudia. In particolare il comitato chiede la verifica dei requisiti igienico-sanitari di determinate abitazioni ed in particolare di quella adibita a Centro di accoglienza straordinaria nonché dei suoi requisiti urbanistici e l’indizione di una conferenza di servizi e/o di tavolo tecnico e/o altra misura prevista dalla legge volta all’adozione di misure urgenti per la risoluzione delle gravissime problematiche, anche a causa di un flusso continuo incontrollato di migranti in area residenziale.
La storia dell’ex Somal è nota da decenni a Sabaudia: nato come centro di villeggiatura è stato oggetto di riciclaggio di capitali illeciti e poi tra un sequestro e l’altro gli appartamenti sono stati “affittati”, a partire dal nuovo millennio, a cittadini stranieri, quasi tutti di nazionalità indiana.
Ad oggi – spiega il comitato nel suo esposto – all’anagrafe del Comune di Sabaudia risultano residenti all’ex Somal 1.030 persone, di cui 883 stranieri regolari e 143 italiani. Ma il rapporto reale sarebbe ulteriormente a vantaggio degli stranieri, considerando il numero incontrollato di quelli che si aggirano nel residence in aggiunta agli 883 e degli ospiti del Cas, contro le presenze degli italiani alle quali, 143, vanno invece sottratte le persone che di fatto vivono altrove. “Siamo una minoranza ‘in ostaggio’. Si sta quasi verificando una sostituzione etnica”, scrive il comitato nell’esposto, lamentando il deprezzamento delle loro abitazioni.
Segnalati, quindi, i problemi legati alla mancata integrazione tra le diverse anime “costrette” a convivere in quel luogo che ormai non ha più nulla a che vedere con il centro vacanze per il quale era nato, e problemi di ordine pubblico con ragazze inseguite, molestate e terrorizzate fino a sotto casa, lavori abusivi, devastazioni, giro di prostituzione e spaccio di stupefacenti. E poi la questione igienico sanitaria: il residence non è collegato alla rete idrica, il depuratore è stato chiuso cinque anni fa, in strada dai rifiuti ai mobili, abitazioni sovraffollate. Insomma un disastro. Noto. Negli ultimi 20 anni si sono susseguiti numerosi blitz delle forze dell’ordine volto agli sgomberi. Ma poi tutto è tornato sempre come prima, lamenta il comitato. Oggi l’esposto ai piani alti del Governo e la speranza di un intervento, che nel rispetto dei diritti e delle leggi, sia definitivamente risolutivo.