Intervista col creativo! Pupetta Greco: la fatina degli amigurumi!

Pupetta Greco è :

– geniale : un pozzo di idee che non conosce fondo

– magica : Come una moderna Mary Poppins, dal suo cesto di gomitoli colorati tira fuori veri capolavori

– poetica : ogni sua creazione vi arriva al cuore , vi parla di amore e dedizione

– un’ artista : solo così può definirsi chi crea vere e proprie opere d’arte.

Sono davvero felice , dunque, di potervi presentare la fatina degli amigurumi: la sua storia vi emozionerà.

D. Ti ho conosciuta su Facebook in uno dei tanti gruppi dedicati agli appassionati di amigurumi. In te come è iniziata questa passione ?

Sono sempre stata una persona curiosa e l’uncinetto è stata una di quelle attività che mi ha sempre affascinato fin da bambina quando  osservavo i movimenti precisi e veloci delle mani ora della nonna, ora della zia e delle “anziane signorine”, vicine di casa che erano abili maestre di trine e merletti e ogni tanto mi regalavano un loro campioncino.  

Incantata non mi spiegavo come potessero venir fuori quei manufatti così precisi e belli da un semplice uncinetto. Volevo provarci anch’io.

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Mia madre all’inizio, non era troppo favorevole che io imparassi a utilizzare l’uncinetto. Temeva che mi distraessi dallo studio e perdessi tempo. – Ma -, le replicavo: – l’uncinetto è un passatempo, non un perdi tempo! – Così di nascosto “rubavo” con gli occhi la tecnica dalle mani sapienti, prima della nonna, poi della zia, per carpire i punti base. Il passo successivo è stata un vero innamoramento. Dopo aver acquisito la manualità, mi divertiva fare centrini e merletti, successivamente ho continuato a realizzare magliette colorate da sfoggiare l’estate. 

Mia madre, nel frattempo, si è dovuta ricredere quando vedeva con quanta passione mi cimentavo a realizzare i miei piccoli “capolavori”. 

“Ha preso dalla nonna” dicevano le sue amiche. Si riferivano alla nonna paterna che io non ho mai conosciuto, ma che ne scoprivo la bravura dai manufatti che aveva lasciato.  

Mia madre ormai aveva capito che per me l’uncinetto, così come il disegno e tante altre attività manuali, erano linguaggi non verbali con i quali mi piaceva esprimermi. Allora mi consigliava quando mi vedeva dubbiosa  e mi guardava compiaciuta quando ero soddisfatta del risultato raggiunto. 

Così senza ostacolare il cammino dell’adolescenza, l’uncinetto e ogni altra attività manuale, sono stati piacevoli compagni di viaggio negli anni giovanili. Ricordo che ero poco più di una bambina, frequentavo le scuole medie, ma ho voluto imparare anche il punto a croce per ricamare gli asciugamani per il corredo! Come vedevo fare alle ragazze da marito, molto più grandi di me, che stavano sedute agli usci di casa, nelle assolate giornate estive…

Passatempi e solo passatempi erano per me, quando di tempo ne avevo abbastanza da occuparlo con le mie curiosità. 

C’era come un filo diretto tra le idee creative che elaboravo nella mente e la manualità con la quale cercavo di realizzarle. Avendo dalla mia il benestare dei genitori che mi sostenevano tacitamente nelle mie “espressioni creative”. Presi così l’abitudine di guardare con i loro occhi ciò che realizzavo! Ossia nei loro sguardi, leggevo via, via, la riuscita di una creazione, ne intuivo quando dovevo migliorare. Il loro compiacimento era ogni volta per me un vero e proprio regalo. Mio padre, senza proferire mai parole di lode, è stato il mio più grande ammiratore!

Con gli anni però, man mano che aumentavano e cambiavano gli impegni, diminuiva l’utilizzo dell’uncinetto, anche se non l’ho mai dimenticato del tutto. photogrid_1454327555511

Non ho però mai smesso completamente l’abitudine di ritagliarmi il tempo da dedicare ad un “passatempo”. Ne avevo bisogno per stare meglio con me stessa. Mi piace pensare che la creatività era (ed è rimasta) una forma di terapia psico-fisica, che mi rilassa. 

Ho sempre lasciato che la mia fervida immaginazione creativa, in ogni tempo, galoppasse leggera, passando dal fil di lana, al fil di ferro, dal foglio piegato con la tecnica degli origami, al cartone da modellare per finire con lo scrivere lettere e poesie su pezzi di carta anche senza destinatario… La materia, qualsiasi essa fosse, assumeva la forma delle mie idee e della mia fantasia. 

Come ho asserito, mi faceva piacere la tacita approvazione dei miei genitori che osservavano ora divertiti, ora incuriositi le mie idee prendere forma. A me invece divertiva sorprenderli sempre. 

Un anno ricordo, per Natale tornai a casa dall’università, con un involucro enorme, a stento entrava dalla porta di casa, ma per fortuna non era pesante. Non vedevo l’ora di svelarne il contenuto davanti ai loro sguardi interrogativi. Ed ecco la sorpresa. Ancora una volta ero riuscita a stupirli! Praticamente avevo riprodotto in scala, il nostro rione! 

I giorni a venire, mio padre portava man mano, come una visita guidata, i suoi amici a far ammirare quel regalo tanto originale, quanto voluminoso tanto da occupare una parte della stanza.

Raccontato così, sembra che il rapporto con i miei, fosse una continua richiesta di approvazione per colmare un mio vuoto affettivo! Niente di più errato, anzi, tutt’altro. Grazie a Dio mi hanno lasciata sempre libera di esprimermi, regalandomi un’infanzia serena e l’occasione di crescere, frequentando l’università lontana da casa. Ho ricambiato facendo della mia vita un atto di gratitudine. Un continuo Grazie per come mi hanno cresciuta, per il loro Amore gratuito, per l’educazione e l’esempio che mi hanno dato perchè diventassi una persona riconoscente per ogni dono che la vita da. 

L’uncinetto è ritornato nella mia vita per colmare un vuoto. Quel vuoto che mi hanno lasciato i miei. In particolare dopo la malattia di mia madre, mi sono ritrovata circondata da un vuoto e un silenzio abissale nonostante avessi una famiglia da accudire e un lavoro che mi teneva impegnata fuori casa. Cosi senza una vera apparente ragione ho ripreso l’uncinetto e la sera, quando certi pensieri si fanno più insistenti, mi ritrovavo ad accoccolarmi nella poltrona appartenuta a mia madre. È stato in quelle sere che presi l’uncinetto perchè incuriosita da alcuni lavori tridimensionale che avevo visto in giro. Non sapevo ancora che quella tecnica si chiamasse “amigurumi”. 

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In concomitanza con questa nuova curiosità da sviluppare, mi iscrissi a fb per rintracciare persone che non vedevo da anni, da quando mancavo dal mio luogo d’origine, e ristabilire un contatto. Tramite fb. venni a conoscenza anche dei gruppi creativi, che mi aprirono una porta su un nuovo mondo: da li il passo successivo è storia recente.

La cosa sorprendente che ho cominciato a notare ogni volta che utilizzavo l’uncinetto, è che non mi sentivo sola! Attraverso i miei pensieri è come se continuassi a comunicare con i mie. Come se un filo sottile e invisibile continui a tenerci collegati.  Sono consapevole che è strano questo mio pensiero, alquanto bizzarro per qualcuno. Ma è così, non posso ignorarlo e non temo di esprimerlo.  Allora mi ritrovo a continuare a “guardare” con gli occhi dei miei genitori ciò che realizzo, a “sentire” i loro consigli. A “percepire” il loro Amore senza tempo che continua ad alimentare la mia vita.

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D. Non sei solita seguire schemi e , anche quando lo fai , i tuoi lavori sono sempre originalissimi e particolari: tra le tue mani è come se il filo prendesse vita e si desse forma da solo. Cosa guida le tue mani? Quanta fantasia ha Pupetta?

Gli schemi? Una vera sorpresa per me. 

Gli schemi che conoscevo erano una sequenza di crocette per eseguire i lavori a filet. Quelli che avevo sempre fatto fino ad allora. 

Con la scoperta dell’uncinetto 3D vengo a conoscenza di un nuovo “linguaggio”. 

Ho imparato a seguire gli schemi quando ho iniziato a prendere parte agli eventi che si organizzano nei vari gruppi. 

Però se devo realizzare un personaggio che ho in testa o devo riprodurlo da una foto, mi è più consono realizzarlo a mano libera.photogrid_1474884505650

Mi chiedo: Che sia una reminiscenza di quando “rubavo” con gli occhi ciò che vedevo fare alle mie “maestre di uncinetto”? Non lo so, quello che so è che mi piace molto di più  e mi è più congeniale dare forma ad una idea che vorrei realizzare. Considero l’uncinetto e il filato come una sorta di argilla da modellare…2015-11-09_13-54-33

D. Cercando di conoscerti meglio , ho scoperto molto di te e che non sei soltanto bravissima con l’uncinetto ma altrettanto con la macchina fotografica: vuoi parlarci di quest’altra tua passione?

La fotografia è stata un’altra mia “curiosità” indotta, alimentata e appagata quando uno zio fotografo è entrato a far parte della mia famiglia di origine.

Era un “corteggiatore” d’altri tempi di mia zia, quando i corteggiamenti erano lunghi e romantici. Ed io, involontariamente sono stata un “strumento” del loro amore! Nel senso che questo giovane fotografo, per entrare nelle grazie di mia zia, non mancava occasione per farmi delle foto che poi regalava all’amata. 

Crescendo, sono passata dall’altra parte dell’obiettivo. Mi sono appassionata alla fotografia e ai suoi segreti. Tramite le foto in bianco e nero poi,  conservate gelosamente in album e scatole, mi lasciavo rapire dalla storia, a volte vera, altre volte immaginata, che quelle persone ritratte, “raccontavano” in quei frammenti di vita impressi nella pellicola. Da grande è stata logica conseguenza che mi restasse  questa passione.


D. “Dai piedi al cuore – creatività in movimento!” Questo è il nome della tua pagina fb . Cosa significa per Pupetta essere creativi? Inoltre hai scritto un libro con lo stesso titolo per raccontare una storia meravigliosa: ti va di parlarcene ?

“Dai piedi al cuore” è diventato un libro nel momento in cui il materiale che avevo scritto durante le trasferte con mio marito era diventato copioso. Potevo limitarmi a dare una copia di quel materiale cartaceo direttamente a lui senza stamparlo. L’idea del libro nasce quando in quelle pagine ho intravisto un doppio messaggio da condividere con altri. libro-pupetta

Doveroso fare una premessa, altrimenti non si capisce il senso del mio pensiero. Questo libro è una sorta di diario di “bordo” che io ho scritto durante la “trasformazione” fisica di mio marito. Ossia mi sono ritrovata nel giro di un paio d’anni  accanto un marito che è passato da essere un  “extra large” a un “maratoneta”! Proprio così.

La storia parte dal giorno in cui Paolo, mio marito, prese coscienza che il suo peso cominciava a limitarlo nella  vita quotidiana, anche il semplice allacciare le scarpe la mattina, era diventata un’impresa. Da quel semplice gesto scatta in lui il desiderio di dare una svolta alla propria vita. La cosa bizzarra è che il suo obiettivo non sarà solo perdere peso, ma realizzare un sogno ambizioso, ritornare a correre come faceva da ragazzo, per sentirsi libero e leggero! Una vera utopia direi per un uomo di 130 chili!

Da qui l’idea di dare la “parola” ai suoi piedi, che “racconteranno” l’evoluzione di questa storia. Quei piedi che lo aiuteranno prima a cambiare il suo stile di vita per poi fargli riscoprire nella corsa il mezzo che lo aiuterà a vivere più sano e a sentirsi libero…

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In queste pagine si scopre dunque che anche i sogni improbabili a volte si avverano. Con i piedi e con il cuore  il suo sogno si è avverato, ce l’ha fatta. Ad oggi ha superato 50 maratone e ultra, riuscendo a correre gare di 24 ore di seguito, senza mai fermarsi!

Il mio ruolo è stato quello di stargli accanto, per lui sono stata una presenza fondamentale per continuare a crederci nei momenti meno favorevoli. 

Stampare il libro è stato un mio atto d’amore, o meglio una lettera d’amore al compagno della vita. Dall’età di 19 anni stiamo insieme e siamo cresciuti insieme. Quando un rapporto dura da tanto, si tende a pensare che tutto quello che c’era da dire si è già detto. 

Io credo invece che se si vuole bene, ma bene profondamente, va confermato sempre, senza dare nulla per scontato Anzi  la tenerezza di una parola e di un gesto scaldano il cuore ancor  più quando i capelli sono ormai bianchi e le prime rughe cominciano a incorniciare un sorriso.

Quando ho deciso di aprire una pagina f.b., mi è sembrato naturale dare continuità alla mia creatività. mettendo la stessa denominazione del libro: Da una “creatura di carta”, qual’è il libro, continuavo con le altre mie creature realizzate col cotone, con le immagini e… chissà cos’altro mi riserverà il futuro! 

Avendo sempre come filo conduttore il cuore, con il quale mi approccio alla sfera creativa, ed i piedi, con i quali mi muovo verso mete nuove, in terre nuove da esplorare…

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D. Quanto è importante per Pupetta l’amore , quello vero?

A questa domanda così importante, si rischia di dare risposte banali e stereotipate.

lo scivolone è possibile. Sarò breve per limitare i danni. Ed ecco sfoggiare il mio banale: “Amore uguale motore di vita”. Ma il fatto è che credo davvero che sia il motore della vita che dia valore ad ogni nostra azione e pienezza alla vita di ognuno. 

Per spiegarlo ad un bambino direi che l’Amore e come uno di quei costumi che si mettono i super eroi, che hanno il potere, indossandoli, di fare cose prodigiose, fuori l’ordinario. 

Ecco, l’Amore per ognuno di noi deve essere quel vestito prodigioso che tutto può.

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D. Io sono rimasta conquistata dal tuo : che valore dai ad un sorriso?

 Il sorriso è quell’ “arma bianca” che permette di abbattere il primo muro che ci separa dall’altro

A volte ci vuole coraggio a sfoggiare un sorriso per intraprendere la strada della riconciliazione dopo un litigio. 

Ma la sua efficace è garantita.

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D. Uncinetto, fotografia, scrittura …cosa dobbiamo aspettarci ancora dalla tua creatività?

la risposta sta nel titolo del libro, (oltre che della pagina): -Dai piedi al cuore. – I piedi, come mezzo per andare lontano, e il cuore, centro nevralgico dove si trova l’energia che alimenta questo movimento. 

Ciò che si incontrerà lungo il cammino, sarà una continua sorpresa che accoglierò con la mia curiosità di bambina.


D. Tre qualità e tre difetti che ti riconosci

Paziente – curiosa – protettiva – permalosa – testarda – distratta. 

Da “consumare” in dosi variabili secondo gli eventi della giornata…


D. Quanti amigurumi hai creato e collezionato fino ad oggi?

Non li ho contati e non credo che lo farò. ma ho sentore che cominciano ad avere il loro “peso” in famiglia. 

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D. Hai trovato una lampada , di quelle in cui vivono geni grassottelli e generosi. Ma puoi esprimere un solo desiderio : ce lo sveli o hai paura che non si avveri?

In effetti ultimamente sto accarezzando un sogno, non so se prenderà forma, ma ci sto lavorando. 

La casa paterna è stata la culla di diverse generazioni, è stata teatro e testimone della mia vita e di quella di chi mi ha preceduto. Sempre accogliente e aperta al prossimo. Dopo la perdita dei miei genitori è stato chiuso definitivamente quel portone che stava sempre aperto perchè chi passava potesse fare una sosta.  Per sette anni, non ho avuto il coraggio di ritornare nella mia casa paterna. Mi faceva male trovare il silenzio ad accogliermi invece che delle braccia. Il giorno che ho deciso di ritornare, pensavo di essere forte abbastanza da affrontare i miei fantasmi. Invece come un pugno allo stomaco, ho provato un forte dolore. Il silenzio che temevo, era accompagnato da uno stato di abbandono: l’incuria e il tempo l’avevano stravolta, di ciò che fu, non restava nulla.

 A quella vista mi è sembrato di aver tradito il mio passato. 

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Ridarle vita ha preso il sopravvento sul mio dolore. Ho iniziato a ripulirla, a ingaggiare operai per avviare lavori di ristrutturazione e di mantenimento. Man mano che toglievo la polvere riaffioravano i miei affetti. 

Aprendo i cassetti, ritrovavo le mie origini, nei manufatti della nonna con i loro deliziosi ricami, l’emozione di accarezzare quei pizzi minuziosamente lavorati mi riempiva il cuore. Ogni angolo, ogni oggetto,  mi restituiva un dolce ricordo.  

Da li mi venne l’idea di valorizzare,  ciò che conteneva quelle mura,come un filo diretto col passato, di dare continuità alla creatività, appartenuta prima di me alla mia nonna paterna. Che in quelle stanze, con i suoi telai ha insegnato l’arte della tessitura a tante giovani ragazze. 

Ho pensato così che potrei integrare con qualcosa di mio, fatto da me, come creare in un angolo della casa una sorta di presepe con personaggi che richiamano persone e mestieri del posto, adagiati nelle pieghe e nei disegni delle coloratissime coperte realizzate con quei telai. 

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Vorrei riaprire quel portone tenuto chiuso troppo a lungo, per far entrare e accogliere di nuovo chi è interessato a sentire il profumo della creatività di ieri e di oggi in un armonico connubio.  

Mi sembra una buona idea quella di ritornare da dove sono partita, collegare questo percorso dal legame creativo, e sperare che altri continuino a tenere teso il filo della memoria. Ecco questo è il mio sogno.photogrid_1462441620975photogrid_1467001824788

A questo punto non mi resta che ringraziare Pupetta per aver portato un dono prezioso sul mio blog: amore , passione, riconoscenza , tradizione. Anzi … molti doni preziosi…

Non voglio e non posso aggiungere altro a tanta bellezza : voglio solo prendermi tempo per contemplarla ancora e ancora . Per nutrirmi della serenità che riesce a trasmettermi.

Vi abbraccio e vi ricordo che l’intervista è anche sul mio blog

Clelia