Oggi al Tribunale del Riesame l’ultimo “giro” per gli indagati dell’inchiesta Tiberio: le udienze odierne hanno riguardato le posizioni dell’ingegnere Domenico D’Achille, 61enne residente a Latina, dell’architetto Alessandra Bianchi, 58enne di Roma, e dell’impiegato Antonio Avellino, 47enne residente a Ponza. I giudici si sono riservati sulle misure cautelari.
Attualmente i tre sono agli arresti domiciliari. La posizione di D’Achille, responsabile dell’ufficio Lavori pubblici del Comune di Priverno, riguarda gli affidamenti dei servizi municipali di spazzamento per un importo di circa 40mila euro e di ristrutturazione del plesso scolastico “Don Andrea Santoro” per un importo inferiore a 35mila euro. Il tutto per presunte mazzette da 2.000 euro. Contestati i reati di corruzione e turbata libertà degli incanti. L’accusa di associazione a delinquere, di cui al capo M, come è noto è stata già esclusa, almeno in questa fase del procedimento giudiziario. La difesa, rappresentata dagli avvocati Francesca Roccato e Claudio De Felice, ha sostenuto davanti ai giudici romani e al Pm Valerio De Luca la stessa linea tenuta davanti al Gip Giuseppe Cario nel corso dell’interrogatorio di garanzia volta sostanzialmente ad evidenziare, per quanto riguarda l’affidamento del servizio di spazzamento, che sebbene vi fosse stata un’offerta con un ribasso più conveniente la stessa era stata esclusa perché carente di documentazione e che per i lavori alla scuola se si fosse voluto favorire una determinata ditta si sarebbe potuto ricorrere all’affidamento diretto, visto che la somma era inferiore a 35mila euro. Per quanto riguarda l’accusa di corruzione, su D’Achille pesano i contenuti dei colloqui intercettati tra altri due indagati, Nicola Volpe, imprenditore e consigliere comunale di Prossedi, finito in carcere, e Avellino. I due parlano di D’Achille con l’appellativo “sciapito” e nell’attribuirsi mazzette per gli appalti “pilotati”, ipotizzano di accontentare anche l’ingegnere. La difesa di D’Achille ha fatto notare però – come già evidenziato durante l’interrogatorio di garanzia – che un interlocutore avrebbe chiesto all’altro se lo sciapito sapeva dei 2.000 euro e l’altro gli avrebbe risposto negativamente e che uno dei due si chiedeva cosa ne sarebbe stato dei duemila euro se l’ingegnere non li avesse voluti e l’altro gli rispondeva che avrebbero fatto mille euro ciascuno.
L’architetto Bianchi è accusato di turbata libertà degli incanti per l’appalto di Villa Prato a Sperlonga, per la sua adesione – in quanto titolare della ditta di Anzio Bierre Costruzioni – al Consorzio Stabile Costruzioni Generali con sede a Firenze. L’appalto è stato affidato all’imprenditore di Nettuno Mauro Ferrazzano, suo conoscente da una vita. In base alla ricostruzione degli inquirenti, i cui accertamenti hanno portato ai clamorosi arresti del 16 gennaio scorso con la carcerazione anche del sindaco del piccolo comune rivierasco Armando Cusani, l’imprenditrice avrebbe preso parte al presunto pilotaggio della gara, presentando un’offerta a perdere, in cambio di un appoggio alla sua campagna elettorale, in quanto candidata alla carica di consigliere di Roma in una lista a sostegno della corsa di Roberto Giacchetti per la prima poltrona del Campidoglio. La difesa di Bianchi, affidata all’avvocato Francesca Roccato, coerentemente con la linea assunta durante l’interrogatorio di garanzia, ha sostenuto che l’indagata non ha saputo in anticipo della sua partecipazione alla gara poiché appunto era stato invitato il Consorzio e non direttamente la sua ditta e di non conoscere nessun altro degli indagati se non Volpe, presentatole da Ferrazzano dopo l’aggiudicazione della gara di Villa Prato. Volpe le sarebbe stato presentato da Ferrazzano come colui che l’avrebbe potuta mettere in contatto con persone nella Capitale che l’avrebbero sostenuta nella sua candidatura al Campidoglio. La difesa ha evidenziato che il contatto con Volpe si sarebbe rivelato un flop, atteso che Bianchi avrebbe ricevuto appena 200 preferenza, compatibili con le sue personali amicizie e parentele. Su Bianchi pesa l’interrogatorio di Ferrazzano che, come è noto, ha fornito conferme alla ricostruzione della pubblica accusa.
La posizione di Avellino è legata a quella di Volpe, che oltre ad essere indagato per l’appalto del restauro della casa comunale di Prossedi, viene inquadrato nell’inchiesta Tiberio come il grande manovratore di un sistema di corruzione.