“Clementina Caligaris. Storia di una consultrice” è il titolo del nuovo libro di Dario Petti, laureato in sociologia, giornalista pubblicista, editore, ricercatore di storia sociale e politica del territorio pontino, autore di numerose pubblicazioni. Si tratta di una vicenda misconosciuta e sorprendente che tocca in modo diretto l’Agro Pontino e che aggiunge un tassello importante agli studi sulla storia politica delle donne italiane.
Il libro edito da Atlantide sarà presentato la prima volta a Latina sabato 2 marzo alle 18, presso la Casa del Combattente in Piazza San Marco, dove l’autore sarà affiancato dalla giornalista Cora Craus e dalla professoressa Sparta Tosti, presidente dell’Istituto di Scienze Umane e Sociali di Latina. Nuove presentazioni sono previste l’8 marzo a Sezze e il 9 marzo a Roccagorga.
Caligaris, che era stata per vent’anni maestra elementare nelle scuole di Sezze e militante socialista in tutto l’Agro pontino nei decenni iniziali del ‘900, fu una tra le prime tredici donne italiane ad entrare in una istituzione politica, la Consulta nazionale per la Costituente che entrò in funzione il 25 settembre del 1945. La Consulta era un parlamento transitorio nominato dai partiti del Cln in attesa delle prime elezioni politiche dopo la caduta del regime fascista, ne facevano parte 400 tra le più importanti personalità della politica e della cultura, da Benedetto Croce a Giulio Andreotti a Umberto Terracini. Le donne italiane avevano ottenuto nel febbraio del 1945 il tanto agognato diritto di voto e così i partiti indicarono le prime rappresentanti politiche che varcarono la soglia di Palazzo Montecitorio. Nella piccola pattuglia femminile spiccavano i nomi della democristiana Angela Maria Guidi Cingolani e della comunista Teresa Noce, che l’anno successivo sarebbero state elette all’Assemblea Costituente. Ma la più anziana tra di loro era la maestra socialista Clementina Caligaris, di origine vercellese, era giunta a Sezze nel 1904 dove ben presto si mise in luce per una intensa attività politica e sindacale a sostegno delle donne dei braccianti, per la loro emancipazione economica e sociale e delle maestre elementari che rappresentava nei vertici regionali dell’Unione Magistrale Nazionale.
La presenza di una donna capace di tenere comizi nelle piazze dei paesi lepini e della pianura pontina era al tempo una novità assoluta, le forze di polizia annotavano che la Caligaris “aveva un forte ascendente sulle donne del popolo” che sempre più numerose si iscrivevano alle Leghe contadine. Il fascismo la cacciò da Sezze assieme alla famiglia per le sue idee politiche costringendola a rifugiarsi a Velletri, il suo caso fu anche dibattuto nel Parlamento, con capo del governo Mussolini, nel maggio del 1923. Ma una volta caduto il regime il Psi di Pietro Nenni non si dimenticò del suo impegno e la indicò tra le prime esponenti che avrebbero iniziato a dare rappresentanza e voce alle donne italiane dentro Palazzo Montecitorio. La “maestrina”, come la chiamavano a Sezze, dove fu protagonista di rivolte e manifestazioni rimaste impresse nella memoria popolare, proseguì il suo impegno fino alla fine degli anni Cinquanta prima con il Psi e poi con il Psdi. Morì nel 1977 a 94 anni in una Italia attraversata da cortei di migliaia di donne, ragazze e adolescenti, che rivendicavano maggiore libertà e parità di diritti con l’universo maschile, ma un debito di riconoscenza lo dovevano a quelle pioniere come la Caligaris che all’alba del ‘900 ebbero il coraggio di andare da sole controcorrente, battendosi per i diritti femminili, attirando su di sé un odio feroce ma scavando le fondamenta di uno stato realmente più democratico.
Quello della Caligaris è un raro profilo di militanza politica femminile capace di attraversare l’Italia liberale, fascista e repubblicana, ricostruito da Dario Petti attraverso profonde ricerche d’archivio e giornali d’epoca.