Imprese soffocate dalla burocrazia. Analisi della CGIA sui controlli alle PMI

Economia 

Rubrica settimanale 

A cura di Ivan Simeone 

i.simeone@virgilio.it

Nelle scorse settimane, l’Ufficio Studi della CGIA di Mestre -www.cgiamestre.com- ha evidenziato, in maniera puntuale, uno dei tanti problemi che attanagliano le nostre imprese e le attività. Mi riferisco al problema della “burocrazia” imperante che rischia di soffocare la produttività delle nostre aziende.

Come premessa bisogna dire a chiare lettere che i controlli sono più che giusti e un beneficio per tutti gli imprenditori onesti che si muovono in maniera regolare, affrontando non poche difficoltà. Il lavoro irregolare penalizza tutto il mondo produttivo.

Detto questo bisogna anche evidenziare che una semplificazione delle tante procedure e norme non sarebbe male.

Leggendo questa analisi della CGIA, mi è venuto alla mente un libro che lessi un po’ di tempo fa “Volevo solo vendere la pizza – Le disavventure di un piccolo imprenditore” edito da Garzanti di Luigi Furini, che consiglio vivamente di leggere. Un piccolo imprenditore, un commerciante-artigiano che vendeva pizza ed è stato sommerso dalle mille problematiche di una burocrazia soffocante… tutto vero!

Dall’analisi della CGIA potenzialmente una PMI potrebbe avere quasi 130 controlli annui da 22 enti diversi. Ovviamente è una statistica ma rende molto bene l’idea della situazione.

“Nell’ultimo anno in cui i dati sono disponibili -leggiamo dalla analisi- in materia fiscale e di lavoro tra lettere di compliance, controlli strumentali, accertamenti, verifiche e ispezioni sono stati interessati, salvo sovrapposizioni, 4 milioni di contribuenti, nella quasi totalità tutti in possesso di una partita Iva.” Complessivamente gli Enti preposti ai controlli sono –per fare un elenco di massima- Inps, Inail, Ispettorato Nazionale del Lavoro, Agenzia delle Entrate, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Guardia di Finanza, dalle Società di prevenzione delle Aziende ospedaliere, dai Comuni/Polizia Locale, Province, Regioni, Vigili del Fuoco, Camere di Commercio, Autorità Garante della Privacy, Carabinieri forestali, NAS, NOE, NIL, SIAE …

Premesso che la prevenzione sui sinistri nel mondo lavorativo è cosa sacrosanta ed ogni imprenditore deve farsene carico e che i controlli sono certamente necessari, se andiamo a “vedere” solamente il settore dell’Ambiente e Sicurezza, per una piccola attività i controlli annuali (in via teorica) sono circa 67 da 11 enti ed istituti diversi

E se semplificassimo un po’?

Con molte (troppe norme) è difficile essere sempre puntualmente “in regola”. Secondo la CGIA di Mestre, che sposo in pieno, “è auspicabile la riduzione del quadro normativo generale, rendendo altresì più semplici e comprensibili le leggi, i decreti, le ordinanze, le circolari e i regolamenti attuativi. Dove è possibile, infine, va incrementato il numero di controlli eseguiti da remoto per via telematica, alleggerendo così l’oppressione burocratica che incombe sulle imprese”.

Bisogna anche evidenziare che l’Europa non scherza nelle indicazioni normative che abbondano non poco. “Negli ultimi 5 anni in UE approvate 13.000 norme, negli USA 5.500 (…) nel periodo 2019-2024 in UE sono state approvate 13.000 norme, contro i 3.500 testi promulgati in USA a cui si aggiungono le 2.000 risoluzioni approvate a livello federale.”

Che dire? In tutto questo qualche cosa certamente non funziona come dovrebbe. Una cosa è la prevenzione sacrosanta, i controlli contro l’abusivismo ed il sommerso ma altra cosa è il bloccare chi cerca di fare impresa tra mille lacci e lacciuoli di norme, leggi e disposizioni varie. E’ un problema “culturale” e non solamente politico o amministrativo.