“Del caso saranno interessati i carabinieri forestali e la Procura della Repubblica”. E’ finita in questo modo la discussione odierna, in sede di question time, sulla realizzazione dell’impianto Recall di digestione anaerobica della componente organica dei rifiuti urbani e speciali per la produzione di biometano a Latina Scalo. La minaccia di un ricorso all’autorità giudiziaria è stata del consigliere Nicola Calandrini, capogruppo di Fratelli d’Italia, oggi in corsa per il Senato della Repubblica.
Ad inizio lavori l’esponete di opposizione ha presentato la sua interrogazione ponendo domande al sindaco volte a conoscere quale sia stato il parere del Comune di Latina espresso nelle Conferenze dei Servizi indette dalla Provincia di Latina per la conclusione del procedimento di autorizzazione dell’impianto Recall. Domande specifiche, richiamando l’attenzione anche alla presenza di un impianto, nelle prossime vicinanze del sito prescelto per la realizzanda centrale bio-metano, a rischio di incidente rilevante e sugli aspetti e profili connessi con le esigenze di tutela della salute pubblica, dell’ambiente e quelle del governo del territorio.
A rispondere ai quesiti l’assessore all’Ambiente Roberto Lessio. Così, se per Calandrini la Asl, parere alla mano, ha affermato che l’impianto potrebbe creare disagi per gli abitanti della zona a seguito di emissioni odorigene in atmosfera passando la palla al sindaco, nella sua veste di autorità sanitaria, Lessio ha affermato al contrario che la Asl ha chiuso il suo parere ravvisando la necessità dell’applicazione delle migliori tecnologie volte a contenere le emissioni e della necessità di attivazione, come proposto dalla stessa Recall, di sistemi di monitoraggio per la prevenzione dei disagi.
Calandrini, nella sua interrogazione, ha chiesto di sapere se nell’iter autorizzativo seguito siano state osservate le disposizioni relative al controllo del pericolo di incidenti rilevanti che prevedono il parere preventivo del comitato tecnico regionale, attesa la presenza in zona di un impianto soggetto alla direttiva Seveso. Ebbene, l’assessore Lessio ha risposto che la normativa richiamata, il decreto legislativo 105 del 26 giugno 2015, stabilisce che “il parere sia necessario solo in caso di un nuovo stabilimento e non di un impianto come quello in discussione”. Lessio ha spiegato che ciò risulta dalla determina provinciale che ha autorizzato la centrale bio-metano a Latina Scalo. “Quindi lei mi sta dicendo che il Comune non ha acquisito il parere del comitato tecnico regionale – ha replicato Calandrini -. Non è vero che il decreto legislativo 105 del 26 giugno 2015 prevede il parere solo per nuovi stabilimenti, ma lo prevede per ogni nuova costruzione, sia essa impianto, stabilimento o industria”.
Il bello è arrivato con una novità inedita sollevata da Calandrini. Il consigliere ha informato l’aula (per la verità deserta dei suoi componenti ma con un folto pubblico) che una determina a firma del dirigente del Governo del Territorio, l’architetto Umberto Cappiello, e della funzionaria Rosanna Duca, mette in evidenza come le norme attuative del Piano regolatore generale stabiliscano che, in caso di assenza di piani di lottizzazione e di piani particolareggiati, una nuova costruzione debba essere autorizzata previo parere del Consiglio comunale sentita la competente commissione. Sul punto Lessio ha risposto che vale la regola seguita per la direttiva Sevevo, ovvero che non serve questo parere perché non si parla di stabilimento ma di impianto e perché l’area indicata per la realizzazione della centrale ricade in zona industriale come da piano regolatore. Nella sua replica, Calandrini ha attaccato duramente Lessio e la maggioranza di Lbc tutta: “Voi usate gli uffici a seconda di come vi fa comodo, vi ricordo che questa è una gravissima violazione. L’ufficio dice che serve il parere del Consiglio comunale e voi dite che non serve. Ce lo dirà la Procura, ce lo diranno i carabinieri forestali che saranno interessati del caso”.
Il consigliere Calandrini, nel corso del suo lungo intervento, ha sottolineato la competenza del sindaco per quanto attiene la salute pubblica, citando anche una sentenza del Tar di Latina del 2009 che “ha fatto scuola”, e ha messo in evidenza come il progetto inizialmente presentato per una centrale biogas sia finito autorizzato per una centrale biometano della potenza nominale 1487 kWe che entrerà in funzione con il conferimento di 35mila tonnellate annue di rifiuti: “Un impianto utile all’Abc?”
Lessio dal canto suo ha detto che la modifica al progetto si è resa necessaria perché l’energia prodotta sarà messa in rete dalla Snam che accetta solo metano e di non accettare provocazioni sull’Abc: “Non c’è nessun accordo tra l’azienda autorizzata per la realizzazione dell’impianto in questione con l’Abc né ci sarà, perché il Comune di Latina insieme ad altri comuni a Nord della provincia di Latina realizzerà e gestirà un impianto pubblico per i rifiuti organici e che tale impianto non sarà realizzato nel comune di Latina”. Ma allora una domanda sorge spontanea: quale ritorno economico avrà Recall a fronte di questo maxi investimento se a breve vedrà i principali potenziali clienti (il comune capoluogo e gli altri comuni) conferire la frazione organica dei rifiuti urbani nell’impianto pubblico di cui ha dato notizia oggi Lessio?
Al di là dell’interrogativo da noi posto, va segnalato il fatto che Lessio oggi ha affermato che a suo dire l’iter relativo alla Recall è stato del tutto corretto e “che il Comune non avrebbe potuto fare niente di fronte alla normativa sblocca centrali voluta da Berlusconi”. Per Calandrini, invece, si sarebbe potuto fare molto per evitare questa servitù a Latina Scalo e che forse qualcosa si può ancora fare. Il consigliere ha concluso il suo intervento dichiarando pieno sostegno ai cittadini del posto: “Siamo disposti a fornire un supporto legale qualora fossero intenzionati a ricorrere al Tar per bloccare la realizzazione dell’impianto”.