“Ciò che sto per compiere è il ritorno su tracce alpinistiche ormai quasi dimenticate. Voglio percorrere la via individuata più di un secolo fa da Albert Frederick Mummery, l’inventore dello stile alpino. E’ la via più logica alla vetta, uno sperone di roccia di 1.200 metri che porta direttamente alla sommità della montagna”. Così Daniele Nardi, alpinista 42enne di Sezze, spiegava la sua missione ai piedi del Nanga Parbat, 8126 metri di roccia e ghiaccio, prima di iniziare l’ascesa invernale di una delle montagne più alte al mondo con l’inglese Tom Ballard.
Dopo giorni di profonda apprensione per le sorti dei due alpinisti con i quali si erano persi i contatti, a far data dal 24 febbraio scorso, e di ricerche ostacolate dal maltempo e dalle tensioni tra il Pakistan e l’India che hanno impedito più volte il sorvolo degli elicotteri, la triste svolta è arrivata da un potente telescopio, messo a disposizione dall’alpinista basco Alex Txikon, che ha individuato due sagome sulla montagna. Le immagini ravvicinate non lascerebbero dubbi: le due sagome apparterrebbero proprio ai corpi dei due alpinisti dispersi.
Impossibile ieri la valutazione ravvicinata a mezzo elicotteri. Ancora una volta per motivi militari è stato vietato il sorvolo. Si ritenta oggi: “All’aviazione pakistana stanno risolvendo dei problemi tecnici sugli elicotteri – fa sapere lo staff attraverso la pagina Facebook di Daniele Nardi -, appena risolti saranno pronti per il decollo da Skardu alla volta del Nanga Parbat. Faranno tappa presso il villaggio di Ser per recuperare la squadra di soccorso e procederanno con una ricognizione aerea nell’area dello Sperone Mummery, dove Alex Txikon ha segnalato di aver identificato la presenza di due sagome. Al termine del sorvolo la squadra valuterà la situazione insieme ai piloti per comprendere come procedere”.