L’Ucid (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti) è riuscita a organizzare un evento unico a Latina giovedì 28 febbraio. Con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica di Armenia in Italia, ha portato l’attenzione su un tema che fino al 2004 in Occidente era passato inosservato, vale a dire il genocidio degli Armeni in Anatolia dell’Impero Ottomano, durante la Grande Guerra. È stata la scrittrice italiana di chiare origini armene Antonia Arslan ad affondare la memoria della sua famiglia armena, cacciata dai turchi e dai tedeschi nel 1915, soggetta poi alla diaspora (basti pensare che dei due milioni soltanto 500mila riuscirono a salvarsi), ricordando quel periodo drammatico nel romanzo ‘La masseria delle allodole’.
La Arslan, professoressa da una vita all’Università di Padova in Letteratura italiana moderna e contemporanea, è riuscita a scuotere l’intero Occidente da quel torpore che durava da quasi un secolo, tant’è che i fratelli Taviani, colpiti da quel dramma e dall’intensità narrativa del romanzo (ma anche da tutta la produzione saggistica della prof in collaborazione con molti intellettuali di origine armena sparsi nel mondo) decisero nel 2007 di trasporlo in opera cinematografica.
La soddisfazione di Francesco Berardi, presidente dell’Ucid è stata enorme, poiché non solo la sala della Curia vescovile di Latina contava anche molti posti in piedi ma perché la partecipazione della conversazione con la Arslan è risultata intensa, emozionante e scorrevole. A testimonianza anche dell’impegno dell’Ucid su più fronti, soprattutto nella cultura attraverso convegni, pubblicazioni e riviste, incontri con l’autore, da intendersi come momenti di riflessione e di arricchimento culturale
“Siamo stati felici di aver ospitato la scrittrice Antonia Arslan, la quale ha il grande merito di aver coinvolto l’opinione pubblica internazionale su un argomento per tanti decenni sottaciuto se non misconosciuto: parlo ovviamente della strage degli Armeni, durante la prima guerra mondiale –ha precisato il presidente Berardi-. Nell’attuale momento storico in cui si avverte, in modo più o meno tangibile, un senso di disorientamento, soprattutto in ambito etico-morale, sociale e valoriale, è necessario proporre la cultura del confronto e dell’approfondimento di tematiche che servano a riappropriarci della capacità di opporci al cosiddetto pensiero debole ed al relativismo culturale. In questa ottica, abbiamo scelto di presentare “la Masseria delle allodole” e “La bellezza sia con te” di Antonia Arslan, libri che presentano ambientazioni storiche legate alla persecuzione, al massacro, al genocidio di un milione e mezzo di Armeni nella Turchia durante la prima guerra mondiale, ai danni non solo di una minoranza etnica, ma anche della minoranza religiosa cristiana rappresentata dagli Armeni”.
L’Occidente ha ribadito la sua condanna del Genocidio, che è stato ufficialmente riconosciuto da molte Nazioni, tra cui Francia, Germania, Italia, Russia, Olanda, Svizzera, Grecia, Polonia. Importante, inoltre, la presa di posizione del Parlamento europeo che ha approvato una risoluzione in cui viene dichiarato ufficialmente che quanto accaduto tra il 1915 e 1917 in Turchia ai danni degli armeni è “qualificabile come genocidio” e ha deplorato fermamente ogni tentativo di negazionismo, tanto che “la ricerca della verità storica è proprio uno dei motivi che ha spinto l’UCID a organizzare questo Convegno e che verrà approfondita nel prosieguo di questo incontro” ha specificato Berardi.
Antonia Arslan (nata a Padova nel 1938) è una scrittrice italiana di origine armena; laureata in Archeologia, ha insegnato per molti anni Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Padova. È autrice di saggi sulla narrativa popolare e d’appendice e sulla galassia delle scrittrici italiane tra l’800 ed il ‘900. Attraverso i racconti del nonno Yerwant e l’opera del poeta armeno Daniel Varujan, di cui ha tradotto alcune raccolte (il Canto del pane e Mari di grano), ha ritrovato le sue radici, dando voce alla sua identità armena. Nel 2004 ha scritto il suo primo romanzo, «La masseria delle allodole» (2004), che è stato tradotto in venti lingue e portato sullo schermo dai fratelli Taviani nel 2007, vincitore del premio Stresa e del premio Campiello. Lo strepitoso successo della masseria delle allodole, con una trentina di ristampe e tradotto in 20 lingue, è stata sicuramente la motivazione forte che ha indotto la Arslan ad approfondire da un punto di vista storico il genocidio degli Armenti raccogliendo una enorme mole di atti, di lettere, foto, racconti che lei ha prima registrato e poi trascritto, e soprattutto di documenti ottenuti dall’apertura degli archivi in varie parti del mondo, essendo scaduti i termini per il segreto di Stato.
Quindi la Arslan è diventata un punto di riferimento a livello internazionale per questa banca dati, che prima erano dispersi in tanti rivoli, compromettendo l’organicità della ricerca storica sugli avvenimenti accaduti. Tra l’altro da pochi anni sono stati aperti agli studiosi gli archivi storici di vari Stati, sui quali prima vigeva il segreto.