” A Latina c’è chi vorrebbe chiudere la parentesi 2014-2017 di lotta senza quartiere alla criminalità. Troppe collusioni negli anni favolosi della gara ad essere in Tribuna d’onore allo stadio: allora ‘Latina era da bere’ e i clan sembravano lanciati senza ostacoli. Oggi a molti farebbe comodo far dimenticare… per riprendere come prima a comandare e a fare affari criminali in città”. Così Claudio Moscardelli, segretario provinciale del Partito democratico pontino, ex senatore della Repubblica e soprattutto ex componente della commissione parlamentare antimafia nella passata legislatura. Moscardelli, latinense doc, proprio durante il suo più alto ruolo istituzionale finora ricoperto ha visto il passaggio di un Cha Cha libero di scorrazzare nudo in onore del “presidente” eletto a dietro le sbarre travolto dal vento del cambiamento. Quel vento che oggi Moscardelli vuole continuare ad alimentare per evitare che Latina riaffondi nella palude del’illegalità.
In una lunghissima nota, Moscardelli ricostruisce l’ascesa del clan Ciarelli-Di Silvio, inarrestabile negli anni 2000. “L’azione di contrasto alla criminalità organizzata era praticamente inesistente e lo Stato a Latina aveva abdicato al suo ruolo – denuncia il segretario dem -. Il clan con oltre mille soldati aveva il controllo delle attività criminali del territorio e diveniva massa di manovra elettorale tra voti diretti, voti estorti, voti pagati e brogli elettorali. Nel 2009 il tentativo dei Casalesi per entrare a Latina è stato respinto con successo dal Clan Ciarelli – Di Silvio. Eppure a Latina ancora nel 2010, dopo le prime inchieste di Niccolò D’Angelo e gli omicidi di gennaio, si organizzavano cene elettorali con il clan per le regionali 2010. Maietta era conteso nel centrodestra fino a diventare il padrone del Comune di Latina e deputato di Fratelli d’Italia, tesoriere del gruppo parlamentare alla Camera. Cha cha festeggiava: a ragione era contento poiché le mani sulla città erano ben salde. Istituzioni dello Stato, vertici delle forze dell’ordine, politici di centrodestra, professionisti, imprenditori e società civile in genere erano in tribuna d’onore allo stadio ad omaggiare la società di calcio dominata dai vincenti Maietta e Cha Cha. Il punto più basso delle istituzioni e della città di Latina, asservita alla criminalità organizzata”.
Non ha peli sulla lingua l’ex senatore componente della commissione antimafia, la stessa oggi presieduta dal cinquestelle Nicola Morra che dopo le notizie sulle rivelazioni del pentito Agostino Riccardo relative ad un presunto asse Lega-Di Silvio alle elezioni del 2016 ha promesso di convocare in audizione il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Un appuntamento “scomodo” per la campagna elettorale delle europee. E dopo il 26 maggio chissà. Un motivo in più, forse, per animare il dem Moscardelli nella sua “requisitoria” contro i vuoti della memoria.
Il passaggio da uno Stato inesistente al cambio di vento Moscardelli lo colloca a dicembre 2014 con la prima missione della commissione Antimafia a Latina.
“Il Questore De Matteis ha rotto l’incantesimo di Latina città aperta alla criminalità – scrive l’ex senatore -. Il Ministero dell’Interno ha sostenuto con uomini e mezzi straordinari l’attività delle forze dell’ordine. Ci furono delle inchieste e ci furono i risultati prodotti. La Commissione Antimafia ha acceso i riflettori su Latina ed è stata con il fiato sul collo su tutte le istituzioni per reagire. Lo spaccato su cosa era Latina emerge ancora una volta in Antimafia. A maggio del 2016 altra audizione a Roma, stavolta con il Questore De Matteis, il quale rappresentò in modo chiaro una realtà complessa della nostra provincia. Latina, già obiettivo della criminalità organizzata per il settore rifiuti e per la discarica, era dominata dal clan Ciarelli Di Silvio, organizzazione criminale forte, feroce e con coperture politiche. Capace di resistere all’ingresso dei Casalesi e poi di accordarsi con loro. Usura, racket e spaccio di stupefacenti tra i principali affari oltre alla penetrazione nel tessuto economico, sociale ed istituzionale. L’enorme massa di denaro per i profitti dell’attività criminale sapientemente gestita era oggetto di esportazione. Lo Stato seguì il percorso di questo flusso di denaro ma attendiamo ancora le conclusioni su quanto consumato a Latina con tanto di scia di sangue”.
Moscardelli, attraverso le parole di De Matteis proferite in commissione antimafia – ricorda il ruolo di Melaragni, l’interrogazione a firma di Maietta, ritenuta intimidatoria nei confronti del Questore di Latina. E poi ancora il 30 maggio 2017, un’altra missione dell’antimafia nel Lazio: “Varie interrogazioni parlamentari furono presentate insieme alla collega Capacchione in supporto all’attività in Commissione. Al clan Ciarelli-Di Silvio è stata contestata da ultimo l’associazione di stampo mafioso avendone tutte le caratteristiche. Finalmente il passaggio che rende chiari i connotati della Mafia di Latina. Lo Stato c’è e continua ad esserci ma il quadro politico è cambiato”.
Ecco, è proprio questo che teme Moscardelli, una politica diversa che possa spegnere i riflettori sulle inchieste non ancora portate a conclusione: “Tutto il filone del riciclaggio di denaro non è stato portato alla luce. Sul rapporto con la politica, dopo quanto emerso nei rapporti con l’ex deputato di Fratelli d’Italia Maietta, tutto si è fermato. Ci aspettiamo che il lavoro delle forze dell’ordine venga valorizzato… Il clan Ciarelli Di Silvio a Latina è una minaccia attuale. Ha influito sulle campagne elettorali passate, molto di più di quella del 2016. Però nulla emerge… Dalla stampa si legge che due pentiti avrebbero parlato di rapporti del clan Ciarelli Di Silvio con esponenti della Lega. Si potrà finalmente far luce sui rapporti con la politica negli anni d’oro dell’ascesa del clan? Sono almeno 15 anni da indagare ma nulla trapela: politica, edilizia, riciclaggio, voto di scambio. A Latina c’è chi vorrebbe chiudere la parentesi 2014-2017 di lotta senza quartiere alla criminalità”.