La guerra tra avvocati pontini va avanti a forza di ricorsi, strategie e sentenze. Una diatriba intestina che per qualcuno non fa che compromettere la forza del Foro di Latina in eventuali battaglie più importanti.
Ieri l’avvocato Gianni Lauretti, ex presidente dell’Ordine degli avvocati, durante un’intervista, ha detto che le dimissioni “erano motivate e basta leggere le ragioni che sono state condivise da tutto il Foro. Hanno sortito effetto, sono stati pubblicati gli incarichi della volontaria giurisdizione e sono stati affidati gli incarichi anche dopo parecchi mesi agli avvocati di Latina”.
Le dimissioni del presidente e di 11 consiglieri erano state motivate appunto da un problema di trasparenza all’interno del tribunale di piazza Bruno Buozzi. La presidente Caterina Chiaravalloti non avrebbe reso noto a chi venivano affidati gli incarichi. L’Ipotesi era che tanti venissero assegnati al di fuori della provincia. Dopo vari tentativi di ottenere le liste degli incarichi e i nominativi 11 consiglieri avevano deciso l’atto estremo delle dimissioni.
Alle dichiarazioni di Lauretti sono seguite quelle dell’avvocato Pierluigi Torelli quale presidente della sezione di Latina dell’Associazione nazionale forense.
“In primo luogo – ha spiegato Torelli – i consiglieri dimessisi non hanno ritenuto di dover rendere edotti gli iscritti prima di dimettersi (attraverso un’assemblea) delle ragioni dell’asserito contrasto con la presidenza del Tribunale e delle determinazioni eventualmente da assumere.
La decisione degli undici Consiglieri che hanno determinato il commissariamento dell’Ordine, pertanto, non è stata minimamente condivisa dagli iscritti ed è stata – anzi – una sorpresa per gli avvocati del foro pontino che hanno appreso soltanto dalla stampa la notizia, a cose fatte. In secondo luogo, anche dopo le dimissioni degli undici consiglieri ‘laurettiani’, non si è tenuta alcuna assemblea degli iscritti che possa aver espresso condivisione delle ragioni addotte, e a quel punto oramai formalizzate, dai dimissionari.
Non si comprende, pertanto, sulla base di quali elementi l’avvocato Lauretti possa affermare che ‘le ragioni sono state condivise da tutto il Foro’.
Quanto agli incarichi giudiziari, non ci sembra che si possa affermare che l’affidamento agli iscritti del nostro Foro sia una conseguenza delle dimissioni dei consiglieri, che per converso hanno creato una grave frattura con la magistratura che non giova alla categoria forense. Sono gli stessi dati pubblicati a dimostrare che una piccolissima percentuale di essi riguardava professionisti di altri Ordini”.
Torelli parla poi di una dichiarazione che Lauretti ha fatto subito dopo il ricorso che contestava l’elezione di 5 consiglieri che avevano già conseguito un doppio mandato e che quindi, sulla base del nuovo regolamento, non sarebbero stati eleggibili: “Appare invece confermato che i Consiglieri dimessisi abbiano seguito una strategia –peraltro preannunciata pubblicamente dall’avvocato Lauretti all’indomani della proposizione del reclamo al Cnf (Consiglio nazionale forense), per la dichiarazione della ineleggibilità dello stesso Lauretti e di altri quattro consiglieri – diretta a provocare nuove elezioni, così evitando che subentrassero ai cinque consiglieri ineleggibili i primi cinque tra i canditati non eletti.
Strategia che oggi appare messa in discussione alla luce dell’ordinanza del Consiglio di Stato, che induce l’avvocato Lauretti a sperare che il Tar confermi la posizione espressa in sede cautelare“.