Economia & imprese
Rubrica settimanale
di Ivan Simeone
i.simeone@virgilio.it
I dati ISTAT di giugno 2024, evidenziano un dato apparentemente contradditorio.
Il potere di acquisto delle famiglie sta lentamente aumentando,come sta aumentando l’occupazione ma, di contro, i consumi al dettaglio (ad eccezione del settore alimentare con uno +0,1%) sono fermi se non in leggero calo, sia in valore che in volume.
Come è possibile questa dinamica?
Confesercenti, analizzando la situazione e i dati ISTAT, evidenzia come “nel no-food le vendite diminuiscono per quasi la totalità dei comparti, con forti contrazioni in particolare nelle Calzature, articoli in cuoio e da viaggi (-5.1%) i Mobili, articoli tessili e arredamento (-5%) e per gli Elettrodomestici, radio tv e registratori (-3.6%)”.
Certamente “l’economia del quotidiano” una risposta forse può darla.
Le famiglie oggi sono molto indebitate. I mutui si sono impennati creando situazioni di forte disagio mettendo a rischio gli equilibri finanziari di moltissime famiglie; molte sono dovute ricorrere a prestiti e finanziamenti d’ogni tipo.
Le politiche europee non ci aiutano minimamente con una politica dei tassi penalizzante sia per il cliente retail che per il “cliente azienda”.
Molti hanno svuotato i propri risparmi per andare avanti e quel leggero potere di acquisto in più, viene dedicato tutto per ripianare i debiti e certare di gestire al meglio le risorse familiari.
Confesercenti nazionale già lanciò un grido di allarme qualche tempo fa. Era il novembre del 2023 e già era evidente che la spesa era in calo; “si spende di più per comprare di meno, ma le risorse delle famiglie si stanno esaurendo”.
La situazione reale, al di là delle statistiche e dei dati ufficiali di macro economia nazionale, è obiettivamente pesante. Si sta creando un silenzioso e lento divario tra la stragrande maggioranza delle famiglie consumatrici, che lottano per andare avanti, e coloro che invece possono permettersi investimenti e speculazioni, rafforzandosi finanziariamente sempre di più. La situazione oggi è ancora sotto controllo e gestibile ma se non si corre ai ripari, problemi seri potrebbero comparire in futuro.
Secondo i dati diffusi (vedi www.confesercenti.it) “a fronte di un aumento del reddito disponibile del 3,5% fra il primo e secondo trimestre 2024, solo in minima parte eroso dall’inflazione (0,2 punti), la spesa delle famiglie è aumentata appena dello 0,5%. Questo significa che della crescita di 9,1 miliardi del potere d’acquisto, solo 1,6 miliardi sono stati effettivamente destinata a nuovi consumi.”
Certamente la situazione di incertezza generale non aiuta all’investimento o alla spesa. Si guarda maggiormente al risparmio e ai pagamenti degli impegni quotidiani (vedi le utenze) sempre in aumento. Tutti i beni di prima necessità sono in aumento reale o “di fatto”, ovvero diminuiscono le dimensioni del prodotto tenendo fermo il prezzo. In molte realtà cittadine, la “micro economia” quotidiana è pressoché ferma e le politiche locali sovente si avvinghiano su sé stesse.
Ci vorrebbe un po’ di coraggio politico, ci vorrebbe un nuovo piano di sviluppo delle piccole realtà delle tante imprese edattività familiari e di vicinato, ci vorrebbe una nuova visione che promuova l’economia del quotidiano, con tutto l’indotto ed il mondo delle piccole partite IVA. Ma a chi spetta avviare questo nuovo processo?