“Non ho chiamato io Riccardo per i manifesti”. Questo ha detto Gina Cetrone, arrestata ieri nell’ambito dell’operazione “Scheggia”, insieme ad Armando Di Silvio, Samuele e Gianluca Di Silvio e Umberto Pagliaroli.
Questa mattina si è svolto l’interrogatorio di garanzia, davanti al giudice Antonella Minunni. La donna, ex candidata alle elezioni comunali a Terracina nel 2016, difesa dall’avvocato Lorenzo Magnarelli, ha risposto alle domande del giudice. All’interno del carcere di Rebibbia l’esame è durato oltre due ore.
Puntualmente e con determinazione ha contestato ogni addebito fornendo una spiegazione diversa agli elementi raccolti in fase di indagine. Ha spiegato al gip che il rapporto con Riccardo non nascerebbe per sua volontà, ma che durante le elezioni sarebbero stati loro ad andare a casa sua e ad “estorcerle” un accordo per l’attacchinaggio. Quel giorno gli avrebbe dato una trentina di manifesti e li avrebbe mandati via.
Cetrone ha risposto anche relativamente alle foto scattate dai soggetti accanto ai manifesti: lo avrebbero fatto per “infangarla”.
Alla fine dell’interrogatorio l’avvocato ha presentato una richiesta di scarcerazione o una misura meno afflittiva. Secondo il legale non sussisterebbero né i gravi indizi, né la possibilità dell’inquinamento delle prove, della reiterazione del reato, e tanto meno della fuga. Su questo il giudice si è riservata.
Questa mattina è stato ascoltato anche Samuele Di Silvio, difeso dagli avvocati Oreste Palmieri e Emanuele Farelli, che si è avvalso della facoltà di non rispondere. Domani, 31 gennaio, saranno sentiti Anche Armando e Gianluca Di Silvio. E’ rimasto in silenzio davanti al gip anche Umberto Pagliaroli, assistito dall’avvocato Cesare Gallinelli.