Enrico Forte apre a Coletta. Lo fa dopo che il Partito democratico aveva scritto nero su bianco che non avrebbe votato una eventuale mozione di sfiducia contro il sindaco di Latina, ma soltanto perché non farebbe mai accordi con la destra dopo gli avvenimenti del pre-Coletta.
Il consigliere regionale è chiaro: “Se il sindaco è disposto a riconoscere che qualche cosa è andato storto, probabilmente la collaborazione del Pd in tutte le sue articolazioni potrà consentire a Latina di non essere commissariata e non vedere il ritorno di una destra unita e determinata. Si deve ripartire da pochi punti ma chiari, altrimenti ci aspettano mesi di trincea: la costante perdita di pezzi da parte di Lbc renderà sempre meno solidi i numeri di Coletta in aula, ragion per cui neanche il nostro buon senso servirà a qualcosa”.
La premessa non era stata idilliaca: “L’amministrazione comunale di Latina si trova ancora una volta alle prese con una crisi di identità e di obiettivi. Resta negativo il giudizio sulla gestione portata avanti in questi anni dal sindaco, anche se la sfiducia nei suoi confronti sarebbe irresponsabile da parte del Pd.
La mozione di sfiducia, indipendentemente dall’esito delle prossima discussione, può aprire politicamente la strada ad una amministrazione di centrodestra, le cui modalità non sono troppo lontane da quelle che hanno caratterizzato il recente passato. Rispetto alle polemiche che in questi giorni hanno riguardato le varie anime della minoranza, credo che si debba parlare all’elettorato che si trova sul fronte opposto con le armi della moderazione, e non attraverso un linguaggio di demonizzazione. Con i rappresentanti del centrodestra in consiglio comunale abbiamo in questi anni condiviso battaglie comuni sul piano amministrativo nell’interesse esclusivo della città, pur nella consapevolezza che i nostri percorsi sono e restano distinti. Lo abbiamo fatto nella convinzione della serietà e del disinteresse che ha contraddistinto il loro impegno politico.
I distinguo all’interno dell’opposizione in consiglio comunale sono tuttavia evidenti e sono insiti nella storia dei partiti e delle persone che li rappresentano”.
Poi parla di quelli che potrebbero essere i punti di un programma condiviso, senza risparmiare le critiche a questa amministrazione: “Oggi il Pd deve porsi come forza propositiva e collaborativa. La Ztl, le politiche di sviluppo della marina, del commercio e in generale delle attività produttive insediate sul territorio comunale, senza parlare poi dell’immobilismo derivante dal caos urbanistico: tutto questo ha allontanato l’amministrazione dalla città. Una totale assenza di leadership e di competenze ha creato malumori all’interno dell’apparato tecnico-burocratico, incrinando quel rapporto di fiducia che storicamente è alla base del buon funzionamento di ogni amministrazione che si rispetti”.
Parole dure che non risparmia neanche al suo partito: “Le critiche possono essere molte, al pari di quelle che potrebbero essere rivolte ad un partito democratico non più influente a livello provinciale, ma che può contare su una forte connessione con la Regione Lazio i cui rappresentanti sul territorio si stanno sforzando di non fare perdere opportunità alla provincia ed al capoluogo in particolare.
Ma questo non basta: Coletta può decidere con serenità che strada percorrere, ma ha l’onere di decidere in che modo. Allargare il campo scegliendo a piacere i propri interlocutori è un altro errore che non può permettersi: il ‘divide et impera’ non può essere contemplato in questo panorama di enormi difficoltà, anche interne ad Lbc. Coletta può dare una prova di maturità, mentre il Pd può solo essere coerente ricordando che molto dell’elettorato democratico aveva creduto ad un cambiamento civico, salvo poi tornare sui propri passi oppure astenersi, senza dimenticare la condivisione del progetto di Nicola Zingaretti che, con la piattaforma ‘Piazza Grande’, ha visto LBC parte attiva nella campagna per la segreteria nazionale. Si tratta, non nascondiamolo, di elettorato del PD di fronte al quale una mozione di sfiducia risulterebbe incomprensibile”. La palla passa ora al primo cittadino.