Formia: scacco alla pesca di frodo da parte dei carabinieri

Continuano i servizi di controllo del territorio della Compagnia dei Carabinieri di Formia finalizzati alla prevenzione dei reati in genere. Durante il primo weekend di agosto, i militari di Formia e di Latina, hanno coordinato un’operazione del territorio sia terrestre che marittimo, soprattutto per consumo di sostanze stupefacenti ed alcoliche nei luoghi della movida estiva.
Nello specifico i controlli capillari hanno riguardato i Comuni di Formia, Gaeta e Scauri di Minturno dove sono state elevate diverse sanzioni al codice della strada e segnalate all’autorità amministrativa 5 persone perché trovate in possesso di modiche quantità di sostanze stupefacenti di vario genere (cocaina, hashish e marijuana). Per uno di essi è scattato anche il ritiro del documento di guida perché sorpreso in possesso di stupefacente durante la guida. Sono stati controllati 55 autoveicoli, 10 esercizi pubblici, 11 soggetti sottoposti a provvedimenti giudiziari, 117 persone identificate di cui 15 gravate da precedenti di polizia, 5 contravvenzioni al c.d.s.

I militari della dipendente Motovedetta CC 816 dell’Arma dei Carabinieri di Gaeta, nel perlustrare gli specchi d’acqua attigui alla costa nel comune di Formia, nel litorale di Gianola ed a circa 0,5 miglia dalla costa, hanno portato alla luce un’attività illegale e
dannosa per l’ambiente marino quale la pesca di frodo con l’utilizzo di trappole artigianali e reti da pesca immerse in modo del tutto illecito. Il personale dell’Arma, durante il controllo svolto in mare aperto, è infatti incorso in una tanica in plastica di colore giallo da 25 litri, fungente da galleggiante e segnale, al quale era legata una cima che scendeva sul fondo e che collegava circa 900 metri di rete da posta, unita all’altra estremità da un’ulteriore tanica vuota.
Ciò che è stato trovato è stato messo a bordo dell’unità navale sottoponendo il tutto a sequestro penale. Sul segnale ritrovato non vi era apposta alcuna indicazione del l’imbarcazione che avrebbe potuto calar in mare la rete (codice che invero risulta obbligatorio), ed il galleggiante era sprovvisto di bandierina di colore giallo
e fonte luminosa (per l’individuazione notturna). La mancanza di sigle identificative è ricondotta infatti alla mancanza di idonea licenza da pesca, dove pescatori non regolari pongono in essere tali metodi per non essere identificati. Durante le fasi del recupero i militari hanno inoltre liberato in mare diversi esemplari di specie ittiche, rimaste intrappolate nella rudimentale ragna da pesca.
Queste reti, utilizzate dai pescatori di frodo nella pesca d’altura, rappresentano non solo una minaccia per la fauna marina, la cui popolazione viene resa sempre minore a causa dell’inottemperanza delle normative di settore, ma costituiscono anche un pericolo tangibile per le imbarcazioni che solcane quelle acque. Le eliche delle barche rischiano infatti di impigliarsi nelle reti attaccate alle boe, mettendo a rischio sia la sicurezza degli
equipaggi che l’integrità delle imbarcazioni stesse.